Le Laude (1915)/LXX. De le quattro virtù cardinale

LXX. De le quattro virtù cardinale

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LXX. De le quattro virtù cardinale
LXIX. Arbore de ierarchia simile a l'angelica LXXI. Como Cristo se reposa ne l'anima ornata de virtù, como sposo con la sposa

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LXX

De le quattro virtú cardinale

     Alte quattro virtute — son Cardinal chiamate,
o’ nostra umanitate — perfece lo suo stato.
     Como l’uscio pòsase — nel suo cardinile,
cusí la vita umana — è ’n questo quadrato stile:
anima ch’amantase — questo nobel mantile,
puòse chiamar gentile, — d’onne gioia adornato.
     La prima è la prudenza, — lume dell’entelletto;
la seconda è iustizia — che esercita l’affetto;
la terza è fortetude — contra l’averso aspetto,
la quarta è temperanza — contra van delettato.
     Altissima prudenza, — báila de la ragione,
demostri el ben, el meglio, — lo sommo a la stagione;
demostri el male, el peio, — el pessimo e la cagione
e la dannazione — c’hane l’uomo dannato.
     Altissima prudenza, — col mercatar sotile
de trare cose utile, — non sia cosa sí vile;
beato quel coragio — che tien ritto tuo stile,
pòsse chiamar gentile, — degno de grande stato.
     Non par che la prudenza — possa ben operare
senza l’altre virtute — che la degon aitare;
envita la iustizia — che ce deggia albergare,
che deggia esercitare — ciò che ella ha pensato.
     ’Nestante la iustizia — posta ha legge al core,
che sopra onne cosa — sia amato Dio signore
con tutte le potenzie — e con onne fervore;
ché glie s’affá l’onore — d’esser cusí amato.

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     Iustizia constregne — lo prossimo d’amare;
ca, se è verace amore, — loco se vol mostrare;
como l’auro al fuoco — se fa paragonare,
cusí si vol provare — l’amor ch’aggi albergato.
     La fortitude ha loco — a tal pugna portare,
en amar lo prossimo — che te fa eniurare;
tolle, fura, engánnate — e statte a menacciare;
poterlo sempre amare — parme amor provato.
     Ch’en amar lo prossimo — è grande svalianza,
ché ’l trovi deformato — pieno de niquitanza;
poter amar suo essere, — orrir la mal’usanza
ène esaminanza — de l’amor approvato.
     Agio lo corpo endomito — con pessimo appetito,
la temperanza enfrenalo,— ch’è de mal nutrito;
ad onne ben recalcitra, — como fusse ensanito,
a gran briga è guarito, — de tal guisa è malato.
     Lo viso se fa povero — de forme e de coluri,
l’audito spreza sonora — che son pien de vanuri,
lo gusto en poche cibora — contemne li sapuri,
desprezansi gli oduri — collo vestir ornato.
     Da poi che ’l corpo perdese — de fuor la delettanza,
l’anima costregnese — trovar altra amistanza;
la fede mostra, enségnate — lá ’v’è la vera amanza;
ménate la speranza — lá ’v’è l’amor beato.