Le Laude (1915)/LXXI. Como Cristo se reposa ne l'anima ornata de virtù, como sposo con la sposa

LXXI. Como Cristo se reposa ne l'anima ornata de virtù, como sposo con la sposa

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LXXI. Como Cristo se reposa ne l'anima ornata de virtù, como sposo con la sposa
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LXXI

Como cristo se reposa ne l’anima ornata de virtú,
como sposo con la sposa.

     Omo che vol parlare, — emprima dèi pensare
se quello che voi dire — è utile ad udire.
     La longa materia — suol generar fastidia,
lo longo abreviare — suole l’om delettare.
     Abbrevio mei ditta, — longheza breve scritta;
chi ce vorrá pensare — ben ce porrá notare.
     Comenzo el mio dittato — de l’omo ch’è ordinato,
ove Dio se reposa — nell’alma ch’è sua sposa.
     La mente sí è ’l letto — con l’ordinato affetto,
el letto ha quattro piedi, — come en figura el vedi.
     Lo primo piè è prudenza — lume d’entelligenza,
demostra el mal e ’l bene — e co tener se déne.
     L’altro piè è iustizia, — l’affetto en esercizia;
prudenzia ha demostrato, — iustizia adoperato.
     Lo terzo piè forteza, — portar onne graveza,
per nulla aversitate — lassar la veritate.
     Lo quarto è temperanza, — freno en abundanza
ed en prosperitate — profunda umilitate.
     La lettiera enfunata — de fede articulata,
l’articoli ligati — con li piè son catenati.
     De paglia c’è un saccone: — la mia cognizione,
como so vile nato — e pieno de peccato.
     De sopre el matarazo — Cristo per me fo pazo,
o’ se mise a venire — per me poter avire.
     Ècce un capezale: — Cristo en croce sale,
morto e tormentato, — con ladroni acompagnato.

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     Stese ce son lenzola: — lo contemplar che vola,
specchio de divinitate, — vestito d’umanitate.
     Coperto è de speranza — a danne ferma certanza
de farme citadino — en quel albergo divino.
     La caritate iogne — e con Dio me coniogne,
iogne la vilitate — con la divina boutade.
     E qui nasce un amore, — c’ha emprennato el core,
pieno de desiderio, — d’enfocato misterio.
     Premio liquidisce, — languendo parturisce:
parturisce un ratto — e nel terzo ciel è tratto.
     Cielo umano passa, — l’angelico trapassa,
ed entra en la caligine — col Figlio della Vergene.
     Ed en Dio uno e trino, — loco li se mette el frino
d’entelletto posato, — l’affetto adormentato.
     E dorme senza somnia — c’ha veritate d’omnia,
c’ha reposato el core — nello divino amore.
     Vale, vale, vale! — Ascende per queste scale,
ché pò cader en basso, — fari’ grande fracasso.