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166 | lauda lxx |
Iustizia constregne — lo prossimo d’amare;
ca, se è verace amore, — loco se vol mostrare;
como l’auro al fuoco — se fa paragonare,
cusí si vol provare — l’amor ch’aggi albergato.
La fortitude ha loco — a tal pugna portare,
en amar lo prossimo — che te fa eniurare;
tolle, fura, engánnate — e statte a menacciare;
poterlo sempre amare — parme amor provato.
Ch’en amar lo prossimo — è grande svalianza,
ché ’l trovi deformato — pieno de niquitanza;
poter amar suo essere, — orrir la mal’usanza
ène esaminanza — de l’amor approvato.
Agio lo corpo endomito — con pessimo appetito,
la temperanza enfrenalo,— ch’è de mal nutrito;
ad onne ben recalcitra, — como fusse ensanito,
a gran briga è guarito, — de tal guisa è malato.
Lo viso se fa povero — de forme e de coluri,
l’audito spreza sonora — che son pien de vanuri,
lo gusto en poche cibora — contemne li sapuri,
desprezansi gli oduri — collo vestir ornato.
Da poi che ’l corpo perdese — de fuor la delettanza,
l’anima costregnese — trovar altra amistanza;
la fede mostra, enségnate — lá ’v’è la vera amanza;
ménate la speranza — lá ’v’è l’amor beato.