Laude (1910)/Laude/Lauda II
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De la beata uergine Maria. .ij.
O Vergen più che femina, sancta Maria beata,
Più che femina, dico; on’hom nasce nemico;
per la scriptura splico, nant’èi sancta che nata.
Stando en uentre chiusa, puoi l’alma ce fo enfusa,4
potenza uirtuusa sì t’ha sanctificata.
La diuina ontione sì te sanctificone,
d’omne contagione remaneste illibata.
L’original peccato ch’Adam ha semenato,8
omn’om con quel è nato: tu sè da quel mondata.
Nullo peccato mortale en tuo uoler non sale,
& da lo ueniale tu sola emmaculata.
Secondo questa rima, tu sè la uergen prima,12
sopre l’altre soblima; tu l’ài emprima uotata
La tua uergenetate, sopr’omne humanetate
ch’en tanta puritate mai fosse conseruata.
L’humilità profonda che nel tuo cor abonda,16
lo cielo se sprofonda d’esserne salutata.
Virgineo proposito, en sacramento ascondito,
marito piglia incognito che non fosse enfamata.
L’alto messo honorato da ciel te fo mandato;20
lo cor fu pauentato de la sua annuntiata:
Conceperai tu figlio, serà senza simiglio,
se tu assenti al consiglio de questa mia ambasciata.
O uergen, non tardare al suo detto assentare;24
la gente sta chiamare che per te sia aiutata.
Aiutane, Madonna, cha l mondo se sperfonna,
se tarde la responna che non sia auiuacciata.
Puoi che consentisti, lo figliol concepisti,28
Christo amoroso desti a la gente damnata.
Lo mondo n’è stupito conceper per audito,
lo corpo star polito a non essere toccata.
Sopr’omne uso et ragione hauer conceptione,32
senza corruptione femena grauedata.
Sopre ragione et arte senza sementa lacte,
tu sola n’ài le carte et senne fecundata.
O pregna senza semina, non fu mai fact’en femina,36
tu sola sine crimina, null’altra n’è trouata.
Lo uerbo creans omnia uestito è ’n te uirginia,
non lassando sua solia, diuinità encarnata.
Maria porta Dio homo, ciascun serua l suo como;40
portando sì gran somo & non essere grauata.
O parto enaudito, lo figliol partorito
entro del uentre uscito de matre segellata.
A non romper sogello nato lo figliol bello,44
lassando lo suo castello con la porta serrata.
Non sirìa conuegnenza la diuina potenza
facesse uiolenza en sua cas’albergata.
O Maria, co faciui quando tu lo uidiui?48
or co non te moriui de l’amore afocata?
Co non te consumaui, quando tu lo guardaui
che Dio ce contemplaui en quella carne uelata?
Quand’esso te sugea, l’amor co te facea,52
la smesuranza sea esser da te lactata?
Quand’esso te chiamaua et mate te uocaua,
co non te consumaua mate di Dio uocata?
O Madonna, quigl’acti che tu haueu’en quigl facti,56
quigl’enfocati tracti la lengua m’àn mozzata.
Quando l pensier me struge, co fai quando te suge?
lo lacremar non fuge d’amor che t’à legata.
O cor salamandrato de uiuer sì enfocato,60
co non t’à consumato la piena enamorata?1
Lo don della fortezza t’à data stabilezza
portar tanta dolcezza ne l’anema enfocata!
L’umilitate sua embastardìo la tua,64
c’ogn’altra me par frua se non la sua sguardata.
Ché tu salist’en gloria, esso sces’en miseria;
or quigna conueneria ha enseme sta uergata?
La sua humilitate prender humanitate,68
par superbietate on’altra ch’è pensata.
Accurrite, accurrite, gente; co non uenite?
uita eterna uedite con la fascia legata.
Venitel’a pigliare, ché non ne può mucciare,72
che deggi arcomperare la gente desperata.