La voce delle sorgenti
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LA VOCE DELLE SORGENTI.
La nostra montagna col suo ruscello, è come una vacca con buone mammelle, s’impregna di pioggia e di neve, e dà in abbondanza un latte argenteo, fatto di quell’acqua che ha raccolto. Quando il suolo è ben abbeverato, tiene in riserva l’anima del ruscello. Avanti! la mola lavora, avanti ancora! l’acqua che chiacchera continuamente, se scorrono le sorgenti. Oh! le sorgenti! io amo vederle nascere, presso di loro adagiarmi, e quando riapro gli occhi, sono desse le prime che sento e credo che comincio a comprendere le loro voci. Simile al sangue d’una ferita, in mezzo agli scoscendimenti ove non cresce più che la mortella, l’acqua esce da un crepaccio nel fianco di roccie piene di fenditure. Su queste roccie delle creste, alcune angolose, altre arrotondate, che forano le nubi, l’acqua vi scorre in lagrime... Allora io sento piangere le sorgenti! Piangi, piccola fonte, sulla tua roccia, forse poveretta, riderai domani. E poi nella pineta, l’acqua riunita vi scorre, ora mostrandosi, ora nascondendosi, gaia, chiara e danzante: Allora sento ridere la sorgente. Ridi, folle, ridi, serpeggiando: avrà l’acqua di che mettersi in collera! Ur. po’ piti lontano, in un pendìo, vi è un disordine di roccie ove l’acqua spumeggia in turbine come fanno i giumenti in corsa. Allora io sento irri/arsi la sorgente. È finito, poveretta, non hai più preoccupazioni, ora già calma, non prenderti più pena! In fatti, il suolo poi si fa piano ed il piano si prolunga per molto, ora che nulla più la circonda, l’acqua corre dolcemente, lo sento dunque bisbigliare la sorgente. Va, fonte gentile, il tuo campanello fa drelin dindin. a suo piacimento. Muta, la piccola sorgente azzurra va a traverso il prato, fiorito come un giardino, ed intanto vive ancora e trasporta sabbia d’oro al sole!
R. Michalias
(1844).
VOUES DE LAS FOUONTS.
Noutro mountagno, embei soun riéu,
Is tau ’no bèitio ben peissado;
De ployo emai d’eivar s’embiéu,
E fouoojo avo un lat argentici!
Fa d’aquelo aigo qu’a massado.
Quouro is le sèu biéura de fouons,
Tet l’amo dati riéu en ricoualho....
Ardis, la molo que trebalho!
Ardis mai! l’aigueto que pialho
Totèms. mas que ràyon las fouonts!
D’aquelas fouonts! Las ame vèire
Naisse; de contro, lé me gèire;
E quouro tome bada lou’ és,
Proumeiras l’ause. e m’is de crèire
Que vau coumprene liouras vouès.
Parei le san*; de d’uno Masso.
En le métan d’eiboulhadis,
Ount creiscis pus ma d’eiredis,
D’aigo sourtis de ’no crebasso
Vès le quartei de ros partis.
Soubre que lous ros de las cimas,
Us de queirous, us de redonds,
En clias lió que traucon las brimas,
D’aigo le riéuvialo en lagrimas...
Adoni), ause «pura» las fouonts!
«Puro, fouonteto,
Soubre toun rò;
Beliau, paureto,
Rèi ras demo!
E précò, diens la pinatello,
L’aigo crouchado, lé redélo:
Un cop se aratro, un cop s’elcond,
Gaito, clareto e barantello...
Adoun. ause rèire la fouoilt!
Riso, simpleto,
Riso eri barda;
Eura. Paigueto,
Que s’eiranda!
Ta pau inai liuen, en devalado,
Is de ròiìas n’eichainpelado,
Ouont l’aigo bourro en revouliouon.
Coumo d’egas ’no cavalado...
Is doun qu’ause et randa la fouont.
Chaba, paureto,
De toun eimai;
Ouro douceto
Lagne pas mai!
N’efét. Précù le sèu se plano
E la draisso tiro de-long:
A ouro, re mai que l’engano,
L’aigo, gentameii lé cancano..
Ause adoun jangoulha la fouont!
Vai, fouont, bravouno!
Toun eichenlou
Que dendrelouno
E — mai — e proli!
Teisado, vai l’aigueto bluvo
Pe’ lou prat Muri coumo ’n ort;
E menimi, enquèro vuvo,
Au suuléu trai la salilo en or!
(S." D." d’Ambert).
(Èrs de d’uen paisan))
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