La stipe tributata alle divinità delle Acque Apollinari/Delle monete
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DELLE MONETE
TROVATE NELLE ACQUE APOLLINARI
Le monete rinvenute nelle Acque Apollinari sono una gran parte in aes rude, una parte in aes grave signatum, ed un’altra parte in monete battute tra due conj.
L’aes rude è in pezzi minutissimi, e supera di molto le mille dugento libre. Di qua io argomento la molta antichità di tali offerte, perchè veggo che questi Etruschi, quand’ebbero la moneta segnata, scioglievano con questa il loro voto. Una semoncia, un’oncia, un sestante bastava a liberare un chichesifosse dal debito contratto con la divinità. Facciamo pure che solo al quarto secolo di Roma potessero avere questa moneta. Rimane sempre certo che l’aes rude precedette di tempo l’aes signatum, e che quella moneta in proporzione dell’altra è tanta di numero, che basta non pure alle offerte dei tre secoli precedenti, ma ancora ad una parte del tempo che precedette la fondazione di Roma. Onde non senza ragione io con essa rimontava ad una età anteriore alla nostra istoria.
L’aes grave signatum è in numero di 1400 pezzi, ed io non saprei descriverli se non coll’ajuto delle tavole, che col mio collega pubblicai fin dal 1839 qui in Roma.
CLASSE I TAV. III. A.
Asse. Bifronte barbato )( Prora di nave e segno della libra 2 Triente. Testa galeata di Pallade. )( Prora di nave con quattro globetti 6 Quadrante. Testa d’Ercole coperta della pelle di leone. )( Prora di nave coi tre globetti 2 Oncia. Testa galeata di Roma o d’altra dea. )( Prora di nave col globetto dell’oncia 2 TAVOLA III. B Semisse. Testa barbata e laureata di Giove con segno del semisse. )( Prora di nave 1 TAVOLA IV. Triente. Fulmine con quattro globetti. )( Fulmine ripetuto 1 Sestante. Conchiglia bivalva nell’interno )( La stessa nell’esterno con due globetti 2 Oncia. Talo o astragalo nella sua parte concave )( Lo stesso nella parte convessa e il globetto 15 Semoncia. Ghianda entro il suo calice con la S arcaica. )( La stessa nel rovescio 18
TAVOLA V. Triente. Fulmine con quattro globetti ed una clava. )( Lo stesso simbolo con altra clava. 1 Sestante. Conchiglia interna con clava. )( Conchiglia esterna pure con clava e due globetti. 3 Oncia. Talo od astragalo con clava. )( Lo stesso simbolo col globetto. 7 TAVOLA VI. Asse. Bifronte sbarbato. ){ Testa di Mercurio col segno dell’asse 13 Semisse. Testa galeata a sinistra con sotto il segno del semisse. )( Testa forse di donna pure a sinistra con sotto il segno del semisse 4 Triente. Fulmine co’ quattro globetti. )( Delfino volto a sinistra co’ globetti medesimi 32 Quadrante. Palma di mano con tre globetti. )( Due spole da tessitrice, e tra esse i tre globetti 25 Sestante. Conchiglia con due globetti. )( Caduceo con due globetti 94 Oncia. Talo con globetto. )( Globetto solo 581 Semoncia. Ghianda. )( S arcaico 360 TAVOLA IX. Asse. Testa diademata d’Apollo a diritta. )( La testa medesima a sinistra 4 Semisse. Pegaso che ad ali spiegate corre verso diritta col segno del semisse. )(Lo stesso a sinistra 2 Triente. Busto di cavailo a destra con quattro globetti. )( Lo stesso a sinistra 10 Quadrante. Cinghiale che corre a destra co’ tre globetti. )( Lo stesso a sinistra 10 Sestante. Testa di Castore a destra co’ due globetti. )( Testa di Polluce a sinistra 9 Oncia. Grano d’orzo col globetto dell’oncia. )( Lo stesso 73 TAV. V. INCERTE Asse. Testa di Dea di faccia coperta d’elmo trifalo, o a tre cimieri, con crini di cavallo che svolazzano e mitra in luogo di visiera. )( Bue volto a destra fermo in piedi, con sopra un piccolo caduceo e nell’esergo ROMA 3
TAV. II. INCERTE Semisse. Testa a sinistra cinta di larga benda. )( Conocchia coll’S arcaico e piccolo caduceo 1 TAV. III. INCERTE Quadrante. Astro a sedici raggi. )( Conocchia co’ globetti del quadrante e piccol caduceo 1 Il caduceo in tutto somigliante di queste tre monete trovate tutte tre nelle Acque Apollinari, e l’arte con cui son lavorate, vogliono che si tengano come sorelle provenienti da una medesima officina. TAV. DI SUPPLEMENTO Asse. È l’asse della Tav. V. Incerte, che abbiamo ora descritto. La differenza consiste in questo, che nel luogo del caduceo ha un L arcaico, e l’arte v’è in tutto nobilissima. Onde lo crederemmo proveniente da officina diversa 2 TAV. III. INCERTE Quadrante. Astro e conocchia somigliante a quello descritto più sopra e mancante del caduceo 2 Triente. Mezzaluna e tra le due corna un astro a dodici raggi e i quattro globetti. )( Ruota ad otto raggi di forma singolare 1 TAV. II. INCERTE Quadrante. Anforetta Tirrenica con tre globetti. )( Grappolo d’uva 1 Sestante. Ferro di lancia co’ due globetti. )( Tridente 9 CLASSE I. TAV. XI. Oncia. Prefericolo, od oenochoe con globetto. )( Bastone o pedo pastorale 5
Semoncia. Scarabeo. )( Fiore a quattro foglie 1 CLASSE IV. TAV. I. Oncia. A. )(Caduceo 27 Oncia. A. )( II campo è liscio 14 TAVOLA IV. INCERTE A Oncia. Ferro di lancia. )( Grappolo d’uva 4 CLASSE II. TAV. IV. B. Sestante. Moneta di forma ellittica con due globetti. )( Clava 1 MANCANTI NELLE TAVOLE ACCENNATE Quincusse. Tripode. )( Ancora 1 Oncia. Scudo rotondo molto convesso. )( Ruota di forma nuova 20 Monetina con simbolo incerto. )( Campo riempiuto da quattro globetti. La moneta battuta, che era nelle Acque, monta a molte e molte migliaja. Non ne daremo il novero, se non di quella che precede l’impero di Roma; perchè da essa ne avrà la scienza quella utilità che viene dai confronti. Questi sono facili a farsi, quando non è uno solo che segna la moneta, ma sono molti, ciò che era disdetto nell’epoca imperiale. TAVOLA XII. Testa d’Apollo volta a destra (rade volte a sinistra) con diadema al capo e leggera collanina al collo. )( Leone volto a destra, che co’ denti afferra la lama d’un parazonio e con la zampa sinistra l’impugnatura: nell’esergo ROMANO 1156 Testa di Minerva volta a sinistra coperta d’elmo. )( Busto di cavallo frenato rivolto a destra e dietro la criniera l’epigrafe ROMANO. Questa medesima testa di Minerva alcune volte è volta a destra, ha un astro dietro il cimiero dell’elmo, all’intorno nel diritto e nel rovescio l’epigrafe ROMANO, che alcune rade volte è scritta retrograda 916 Testa d’Apollo laureata a destra. )( Cavallo frenato che a gran corsa va a sinistra. Sotto il ventre del cavallo l’epigrafe ROMA |||6
CLASSE I. TAVOLE III. C.
A CHI DEBBANSI DIRE APPARTENENTI QUESTE MONETE?
Erano le Acque Apollinari quasi circondate da tre officine monetali di aes grave, le quali sembra che avrebbero potuto con molta facilità far giungere fino a loro le proprie monete. La Romana era a non più che trenta miglia, a quaranta miglia o poco più la Tudertina, ed a sessanta la Volterrana. E pure di Volterra e di Todi neppure un’oncia ne hanno offerto queste acque, Roma ne fa vedere tredici sue monete. Ma che sono mai tredici monete, rispetto alle 1400, a cui montano le qui trovate di aes grave? Veggo la difficoltà di spiegare un tale arcano, quando non vogliasi aver ricorso ad officine più prossime che queste non erano. Ebbero le acque una celebrità limitata entro confini molto angusti, crebbero dipoi in fama col crescere della romana potenza. Le monete che noi nella pubblicazione dell’aes grave credevamo che appartenessero al Lazio, o al popolo che abitava sulla sinistra sponda del fiume, sono 1056. Così quelle della serie che credemmo appartenere ai Volsci sono ben 109. Or come vogliamo che i Latini più dei romani distanti dalle Acque Apollinari, e i Volsci anche più dei Latini vi si recassero colà e vi lasciassero un tanto numero di monete, mentre Roma non ne portò che tredici sole? Rimane adunque che noi ritrattiamo quella nostra opinione, nella quale ci lasciammo indurre dai trovamenti parziali di poche monete trovate sempre al di qua del fiume. Vejo, Cere, Tarquinia, per tacere d’altre città di minor conto erano alle Acque Apollinari molto più prossime che non erano Roma, Todi, Volterra. Può quindi essere che a quelle facile riuscisse ciò che a queste era impossibile. Dicasi altrettanto delle altre, e singolarmente di quelle che portano scolpito sopra di se il nome ROMA. V’è molto a dubitare che queste ancora dir si debbano Etrusche. Altrimenti converrà conchiudere, o che siavi stata una sola persona che fosse andata colà per il puro piacere di gittare in quelle acque le monete de’ popoli Latini e quelle de’ Volsci e degli altri popoli che abitavano nell’interno del paese posto al di qua del Tevere, o che per noi la quistione della proprietà di tali monete rimane al tutto insolubile.
Sarebbero egualmente degli Etruschi quelle della seconda maniera, o le coniate, con le costanti epigrafi del ROMA e del ROMANO. Le aveva io per molti anni vedute provenire dalle vicinanze di Roma: ma debbo confessare che non le avrei mai stimate di que’ popoli che tenevano la diritta del Tevere, sì dei Latini. Sono esse di fabbriche diverse. L’Apollo in fatto di arte ha pochissima relazione con le altre, comunque abbiano comune la leggenda ROMANO. D’una fabbrica medesima potrebbero essere quelle che hanno la epigrafe ROMA colla testa d’Apollo, e col cavallo che va ora a destra ora a sinistra, quelle della testa del guerriero giovine col busto del cavallo e la ronchetta, quelle colla testa d’Ercole giovine e col Pegaso in corsa, e quella colla testa galeata di donna, e il cane che va di corsa. Ma poi una quarta fabbrica convien trovare all’aquila col fiore nel becco da un lato e la lupa co’ gemelli dall’altro, all’Apollo colla mezza luna e i due astri, alla testa di donna turrita e al cavaliere ignudo che a di gran corsa. Le almeno quattro fabbriche diverse troverebbero ben luogo in questa parte d’Etruria, chè popolatissimo era qui il paese, e di città prossime alle Acque Apollinari anche più che Roma e Todi e Populonia non erano. Le leggende ROMANO e ROMA suppongono una relazione con Roma stessa, e forse relazione di confederazione con qualche dipendenza. Supporrebbesi questa avere avuta la sua origine dopo la guerra gallica, ed essersi dipoi costantemente mantenuta fino al tempo in cui cesso l’uso di questa moneta.
Le 1688 monete coniate di Roma suppongono una maggiore celebrità delle terme, la quale doveva essere conseguente all’essere divenuti i romani padroni del paese. Oltraciò ne’ tempi ultimi della repubblica, Roma sola era rimasta colla sua zecca aperta, e quindi sola in grado di fornir la moneta necessaria per il commercio.
Per opposto le monete di Napoli, le poche di Palermo, di Siracusa, di Reggio, di Metaponto, di TIATI, di TIANO, SVESANO, CALENO sono qua provenute per sola ragione del commercio della moneta, la quale dalle mani d’uno passa in quelle di cento, e però non è improbabile che dal littorale Etrusco giugnessero alle Acque Apollinari, che gli rimangono sì prossime.
Questa è la mia opinione, quantunque io sappia le molte ragioni che stannosi studiando in Napoli per chiamare colà tutte queste monete, le quali è grande infortunio che non portino impresso il nome delle città da cui derivano.