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CLASSE I. TAVOLE III. C.
A CHI DEBBANSI DIRE APPARTENENTI QUESTE MONETE?
Erano le Acque Apollinari quasi circondate da tre officine monetali di aes grave, le quali sembra che avrebbero potuto con molta facilità far giungere fino a loro le proprie monete. La Romana era a non più che trenta miglia, a quaranta miglia o poco più la Tudertina, ed a sessanta la Volterrana. E pure di Volterra e di Todi neppure un’oncia ne hanno offerto queste acque, Roma ne fa vedere tredici sue monete. Ma che sono mai tredici monete, rispetto alle 1400, a cui montano le qui trovate di aes grave? Veggo la difficoltà di spiegare un tale arcano, quando non vogliasi aver ricorso ad officine più prossime che queste non erano. Ebbero le acque una celebrità limitata entro confini molto angusti, crebbero dipoi in fama col crescere della romana potenza. Le monete che noi nella pubblicazione dell’aes grave credevamo che appartenessero al Lazio, o al popolo che abitava sulla sinistra sponda del fiume, sono 1056. Così quelle della serie che credemmo appartenere ai Volsci sono ben 109. Or come vogliamo che i Latini più dei romani distanti dalle Acque Apollinari, e i Volsci anche più dei Latini vi si recassero colà e vi lasciassero un tanto numero di monete, mentre Roma non ne portò che tredici sole? Rimane adunque che noi ritrattiamo quella nostra opinione, nella quale ci lasciammo indurre dai trovamenti parziali di poche monete trovate sempre al di qua del fiume. Vejo, Cere, Tarquinia, per ta-