La stazione estiva di Montepiano/XVI

§ 16 — Beato Pietro

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XV XVII

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§ 16. — Beato Pietro

Montepiano, nella sua storia, si confonde con Beato Pietro e la pia leggenda che racconta i suoi prodigi. Fu da lui fondata la Badia? Fu un eremita, un asceta, che si ritrasse su questi monti? L’amicizia, la confidenza, che seco Lui professavano i Cadolingi e gli Alberti mi sembrerebbero indizi chiari che desso appartenesse a nobile stirpe. Questo, infine, poco monta.

Sulla parte sinistra della chiesa havvi un bassorilievo in terra cotta che rappresenta un miracolo di B. Pietro, ed è quello della lepre: vi si legge questa iscrizione: «In questa muraglia per mano del celebre Cimabue, erano dipinti al naturale i miracoli di B. Pietro, i quali guastati dalla lunghezza del tempo, perchè non se ne perda la memoria sono stati espressi in questo bassorilievo l’anno 1700». [p. 85 modifica]

In questo bassorilievo vi è una leggenda che ho copiato fedelmente. Eccola:

«Uno dei Sigg. Conti Alberti, allora di Vernio padroni, stimolato che dal diletto di per sè la campagna porge, diportassi colla comitiva, verso quel luogo nominato, La Cella, oggi fonte al Romito, ove abitava B. Pietro per prendersi passatempo nella caccia. Non furono appena arrivati, che dai cani fu scoperta una lepre la quale rifugiossi sotto i panni del S. Eremita che arditamente si volse. E ciò non agli occhi d’un solo fu fatto palese, ma bensì agli occhi di tutti, fuorchè agli occhi del Conte, restando eglino dall’evento insolito, quasi del tutto immobili. Non tardò molta ad arrivare ivi il Conte domandando della lepre: unitamente da tutti gli fu detto essersi ricoverata ed aver sfuggita la morte sotto i panni del Santo Vecchio. A tai parole sorridendo disse il Conte: è più impossibile che la lepre sia sotto i panni di quest’uomo, che quest’albero salga in groppa al mio cavallo. Appena ebbe chiusa la bocca, incontanente, l’albero dal natio loco svellendosi, andò a posar sopra il cavallo e da qui non partissi se non quando dal Conte fu promesso di lasciar libera la lepre. Il che fu fatto. Ella però, senza timore, proporzionato albergo andò a procacciarsi.»

Parlano di B. Pietro vari scrittori ecclesiastici e storici, come Don Eudosio Locatelli, monaco Vallombrosiano, nella sua vita di S. Giov. Gualberto, Tiberio Petracci nella sua agiologia italica, Venanzio Simi, Don Casimiro Stolfi, Silvano Razzi ed altri. A titolo di curiosità, e perchè ricrea lo spirito riandar colla mente que’ tempi di fede sì viva, riporto quel che scrive il Locatelli.

Si comprende bene che è leggenda, ma lo scritto ritrae il colore del tempo e dei costumi. [p. 86 modifica]

Vita del Beato Pietro.


«Nel tempo che S. Bernardo governava la Religione, molti monaci di santa vita fiorirono. E fra gli altri un Don Pietro, a cui, essendo egli stato alquanto tempo monaco e vissuto santamente secondochè domanda la Regola, venne desiderio di far maggior penitenza e di menar vita più rigida e di più considerazione.

«Laonde, con licenza de’ superiori, si ritirò nei boschi di Montepiano, facendosi quivi per sua abitazione una piccola capannetta.

«Stando, egli, adunque, in quelle montagne a servire a Dio, avvenne che una volta, i Conti Signori di Vernio, i quali son padroni di quei luoghi, andando a caccia per que’ boschi smarrirono i compagni che li seguivano colle cose necessarie al vitto.

«Errando adunque costoro per quelle macchie, giunsero a caso al Romitorio del Beato Pietro, molto stanchi e affamati, e con moltissima sete. Posandosi quivi, domandarono al Romito se egli aveva niente, con che essi si potessero alquanto ricreare, «Egli rispose: Che non aveva se non del pane, e dei frutti selvatici i quali erano il suo usato cibo. E detto questo, trovò loro da mangiare con grande carità. Ma non avendo vino (imitando il Signor Nostro Gesù Cristo, in cui aveva fermissima fede) prese dell’acqua e sopra quella con grande speranza, avendo fatto il segno della S. Croce, per grazia di Dio, l’acqua incontanente cangiossi in buonissimo vino.

«Del qual miracolo rimanendo stupefatti quei Signori, accendendosi di meraviglioso amore inverso quel Santo Uomo, gli dissero che Egli eleggesse un luogo su quel [p. 87 modifica]loro territorio, dove più gli piacesse, perciocchè essi volevano edificare una chiesa od un monastero, ad onore della Gloriosa Vergine Maria.

«Trovato, adunque, che fu il sito, e provveduti i maestri delle cose necessarie, si dà principio all’edifizio.

«Ma tutto quello che si faceva il giorno, di notte veniva rovinato, e non si sapeva da chi, e meravigliandosi i muratori di questo fatto, non potevano immaginarsi d’onde questo fatto si procedesse. Ma il S. Romito, ispirato da Dio disse: «Per certo questo non è il sito dove la chiesa deesi edificare». Perciò raccomandiamoci alla Gloriosa Vergine Maria e cerchiamo in altra parte. Ella ci mostrerà il luogo, dove le piacerà che in suo onore s’innalzi il tempio. Il B. Pietro, adunque, fatto che ebbe orazione, si mise ad andare pel bosco, con quei muratori, raccomandandosi sempre alla Regina de’ cieli: e come ebbero camminato alquanto trovarono certe assi (altri dicono lastre) ma checchè elle si fossero sopra quelle videro scritte in lettere d’oro queste parole:

Ave Maria.

«Per la qual cosa si fecero a credere che quello fosse il luogo in cui la Madre del Figliuol di Dio, d’essere onorata si compiacesse.

«E perciò fatte le debite orazioni, quivi subito cominciarono a murare e in breve tempo si fece la chiesa e dipoi il monastero, il quale insino ad ora essendo in essere, si chiama La Badia di S. Maria di Montepiano.

«Stette poscia il B. Pietro in questo monastero, vivendo con grande santità, e servendo a Dio con vigilie, orazioni, lagrime, castità e pazienza, finalmente passò di questa vita mortale alla gloria del Paradiso. Il suo corpo fu seppellito in quella chiesa». Fin qui il Locatelli. [p. 88 modifica]

Rese l’anima a Dio il 12 Aprile 1098 e questa festa nell’agiologio dei Vallombrosani si annunzia con le seguenti parole:

«Pridie Idus Aprilis in Monasterio Vallis Umbrosae, depositio Beati Petri Monachi et Eremitae tantae sanctitatis viri, ut sola oratione, exemplo Domini, aquam in vinum converterit».

Le relique del corpo del Beato, dal sepolcro dove prima fu deposto, furono trasportate nel 1350 presso un altare laterale e nel 1668 furon collocate dentro un’urna assai bella, sotto l’altar maggiore.1

Alcuni scrittori ecclesiastici vogliono che B. Pietro appartenesse alla famiglia comitale de’ Bardi feudatari di Vernio, ma s’ingannano a partito, poichè in quel torno, non i Bardi, ma gli Alberti e i Cadolingi dominavano nell’alta valle del Bisenzio.

Don Casimiro Stolfi curò l’edizione d’un testo del buon secolo, riguardante la vita del Beato Pietro. Ivi gli attribuiscono anche altri miracoli, ed è scritto con aurea semplicità.