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In questo bassorilievo vi è una leggenda che ho copiato fedelmente. Eccola:

«Uno dei Sigg. Conti Alberti, allora di Vernio padroni, stimolato che dal diletto di per sè la campagna porge, diportassi colla comitiva, verso quel luogo nominato, La Cella, oggi fonte al Romito, ove abitava B. Pietro per prendersi passatempo nella caccia. Non furono appena arrivati, che dai cani fu scoperta una lepre la quale rifugiossi sotto i panni del S. Eremita che arditamente si volse. E ciò non agli occhi d’un solo fu fatto palese, ma bensì agli occhi di tutti, fuorchè agli occhi del Conte, restando eglino dall’evento insolito, quasi del tutto immobili. Non tardò molta ad arrivare ivi il Conte domandando della lepre: unitamente da tutti gli fu detto essersi ricoverata ed aver sfuggita la morte sotto i panni del Santo Vecchio. A tai parole sorridendo disse il Conte: è più impossibile che la lepre sia sotto i panni di quest’uomo, che quest’albero salga in groppa al mio cavallo. Appena ebbe chiusa la bocca, incontanente, l’albero dal natio loco svellendosi, andò a posar sopra il cavallo e da qui non partissi se non quando dal Conte fu promesso di lasciar libera la lepre. Il che fu fatto. Ella però, senza timore, proporzionato albergo andò a procacciarsi.»

Parlano di B. Pietro vari scrittori ecclesiastici e storici, come Don Eudosio Locatelli, monaco Vallombrosiano, nella sua vita di S. Giov. Gualberto, Tiberio Petracci nella sua agiologia italica, Venanzio Simi, Don Casimiro Stolfi, Silvano Razzi ed altri. A titolo di curiosità, e perchè ricrea lo spirito riandar colla mente que’ tempi di fede sì viva, riporto quel che scrive il Locatelli.

Si comprende bene che è leggenda, ma lo scritto ritrae il colore del tempo e dei costumi.