La spedizione inglese in Abissinia (1887)/III

III

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III.

Forza e composizione del corpo di spedizione.
Truppe indiane. — Campfollowers.

Dopo la scelta della strada, la prima questione che si presentava era quella della forza e composizione del corpo di spedizione.

Facendo largo assegnamento sulla immensa superiorità delle truppe, e non calcolando per nulla le tante difficoltà che si sarebbero potute incontrare, proposero alcuni di affidare l’impresa contro re Teodoro ad una colonna volante di due o tre mila uomini, la quale, senza seguito d’artiglierie e provvisioni, e vivendo solo di ciò che avrebbe dato il paese, si portasse celeremente a Magdalà, liberasse i prigionieri, e facesse ritorno con essi alla costa.

Ma tale proposta fu subito giudicata non abbastanza seria: se si pensa infatti alle mille incognite che presentava la spedizione, se si considerano i pericoli che potevano derivare dallo stesso stato d’anarchia in cui si trovava il paese, se si riflette che la distanza dal mare a Magdalà è di circa 600 chilometri, riesce assai facile persuadersi che le truppe destinate ad agire contro re Teodoro non potevano avanzarsi senza essere protette alle spalle da distaccamenti stabiliti lungo la strada, ed incaricati sia di provvedere alla sicurezza delle comunicazioni, sia di spingere innanzi le provvisioni.

Si decise dunque che la cifra dei combattenti fosse di 14000, ripartiti nel seguente modo:

4 reggimenti di fanteria inglese (1 battaglione a 10 compagnie)

10 reggimenti di fanteria indiana (1 battaglione a 8 compagnie)

2 squadroni di cavalleria inglese (Dragoon Guards)

4 reggimenti di cavalleria indiana

1 batteria di cannoni Armstrong da 12

id. di mortai da 8 pollici

id. da montagna da 7 (acciaio rigati) [p. 12 modifica]

1 batteria da montagna di cannoni lisci

1 compagnia di Royal Engineers per il servizio di telegrafia, fotografia e segnali

9 compagnie di zappatori e minatori indiani per i lavori stradali

e finalmente una batteria di racchette (12 tubi) servita da marinai.

L’ordinamento della spedizione fu affidato quasi per intiero al Governo locale delle Indie, il quale doveva fornire le truppe; ed al comando fu designato il tenente generale sir Robert Napier, allora comandante dell’esercito di Bombay, uomo di bella fama, che era giunto a quell’alto grado servendo sempre nelle Indie.

Ai 14000 combattenti, distribuiti come è detto poc’anzi, vennero poi ad aggiungersi 27000 non combattenti, ossia: il corpo del treno, reclutato per l’occasione come vedremo più innanzi, il personale amministrativo, e la innumerevole coorte dei domestici o campfollowers, in guisa che la forza totale della spedizione sali effettiva mente a 41000 uomini.

Finalmente, al seguito di questi 41000 uomini furono sbarcati sulla spiaggia di Zula 2500 cavalli da sella o da tiro per la cavalleria e l’artiglieria, e 32000 circa animali da trasporto.

Delle truppe inglesi, tanto conosciute in Europa, è certamente inutile discorrere: ma all’opposto sarà forse necessario dire alcune parole sulle truppe indiane.

Anzi tutto le truppe indiane od indigene (Native troops) sono divise in tre eserciti, di Bombay, di Madras, e del Bengala, ognuno dei quali ha leggi proprie speciali.

Il comandante in capo delle Indie ha il comando diretto dell’esercito del Bengala, e solo un’alta sorveglianza, assai limitata, sugli altri due.

I modi di reclutamento dei diversi corpi di uno stesso esercito variano all’infinito, ma hanno tutti per base l’arruolamento volontario: nei corpi di cavalleria vige poi un sistema tutto speciale, ed i cavalli sono di proprietà dei soldati.

Le truppe indigene contano ora:

131 reggimenti di fanteria a 8 compagnie (99000 uomini ).
30 id. di cavalleria a 6 troops (48600 id. ).
Zappatori e minatori (2950 id. ).
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D’artiglieria non rimane più, dopo l’insurrezione del 1857, se non qualche batteria di cannoni lisci1.

L’ordinamento interno dei corpi di truppe indiane è il seguente che data dal 1861: ogni reggimento ha i suoi quadri intieri di ufficiali indiani, compresi i medici; ma al di sopra di questi ha poi uno stato maggiore di ufficiali inglesi, i quali non si occupano direttamente nè di amministrazione nè di disciplina, ma sono in realtà quelli che rispondono del reggimento all’autorità militare superiore.

Il grado più elevato a cui può giungere un ufficiale indiano è quello di maggiore, e non occorre dire che un sottotenente inglese può dar ordini anche ad un maggiore indiano.

La fanteria è armata di fucile a canna liscia, la cavalleria di sciabola e carabina, oppure di sciabola e lancia.

Le uniformi sono press’a poco le stesse delle truppe inglesi, eccetto però per taluni corpi irregolari i quali vestono alla foggia nazionale: così i cavalieri del reggimento Sind-Horse portano la lunga toga indiana di color verde scuro, il turbante rosso, ed una fascia rossa alla cintura.

Il timore riverenziale che gli indiani professano per gli inglesi non ha limiti, e si basa, a quanto sembra, sul profondo sentimento che hanno gli indiani della superiorità della razza inglese per rapporto alla loro.

Gli inglesi in compenso accordano il più scrupoloso rispetto a tutti i pregiudizii di religione, di sètta o di casta degli indiani.

Una volta gli uomini del reggimento Sind-Horse rimasero quattro giorni senza mangiare carne: e perchè? Perchè il commissariato non aveva macellai maomettani, e nel reggimento non v’era nessuno [p. 14 modifica]a cui la casta permettesse di abbassarsi sino ad ammazzare un bue; ora la religione di Maometto proibisce ai suoi seguaci di mangiare carne d’animale ucciso da infedeli.

Un giorno, essendo scarsa la farina, il comandante in capo aveva ordinato che venisse distribuito del pane d’orzo fabbricato nel paese; ma i buoni cavalieri del Sind, invece di mangiarlo, lo gettavano ai cavalli, perchè lavoro di mani più o meno cristiane, e quindi infedeli.

Altra volta era stato ordinato che, dopo il tramonto del sole, tutti i fuochi dei campi fossero spenti; ma i bravi mussulmani si trovavano allora in quell’epoca dell’anno (il Ramazan) durante la quale il Profeta proibisce loro di cibarsi mentre il sole è ancora sull’orizzonte; e perchè non morissero di fame si fu costretti di ritirar l’ordine e permettere i fuochi anche di notte.

Ma su questo proposito sono ancora ben più curiosi gli Indù; — costoro, divisi in cento sêtte diverse, si rifiutano di aver comune il fuoco con chiunque non appartenga alla stessa sêtta, ed alla stessa casta; succede così che in un reggimento si vedono tanti fuochi quanti sono gli individui che lo compongono: ognuno di questi ha il suo materiale da cucina che custodisce gelosamente e con molta cura, e che getterebbe via immediatamente se venisse a sapere che un altro se n’è servito. Guai a coloro, massime se europei, che s’avvicinano ad un Indù occupato a far cucina! Gli Indù che appartengono alle alte caste si considerano come polluti se hanno mangiato cibo su cui sia passata l’ombra di un europeo.

Gli Indù tengono sacro il bue e non si cibano che di carne di montone, ammazzato, s’intende, colle loro proprie mani: non bevono nè vino nè liquori, ed hanno comune coi mussulmani il sacro orrore per qualsiasi cibo preparato da infedeli.

Peccato davvero che tali pregiudizii facciano troppo forte contrap peso alle belle doti dell’indiano, — sobrio, paziente, duro alla fatica, nato apposta per servire ed obbedire!

Un’altra piaga terribile da cui sono affette, non solo le truppe indiane, ma anche le inglesi di servizio alle Indie, è quella dei camp-followers o domestici al seguito delle truppe.

Il numero di questi camp-followers supera sempre d’assai il numero dei combattenti: basti dire che ogni ufficiale ne ha non mai meno di cinque, e talvolta dodici o venti, per il suo servizio perso[p. 15 modifica]nale, — che ogni soldato di cavalleria ne ha uno per il governo del cavallo, — e che vi sono inoltre in ogni corpo:

I sais, o conducenti per gli animali da basto

I grass-cutters, incaricati di tagliare erba

I beesthies, che provvedono l’acqua

I dhooli-wallors, che trasportano le lettighe d’ambulanza

I lascare, che piantano e levano le tende

I cuochi, i sellai, i calzolai e così via.

Questi followers seguono ed accompagnano le truppe in marcia senza alcun posto fisso nella colonna: vestiti in mille foggie bizzarre, e solo uniformi nella loro seminudità, si recano da un luogo all’altro portando sulle spalle o sulla testa il loro modesto bagaglio e gli arnesi di cucina: non soggetti a sorveglianza alcuna, si sparpagliano qua e là, vanno e vengono come a lor pare e piace, e quando trovano un po’ d’ombra si fermano volontieri in crocchi di tre o quattro per accendere una pipa e riposarsi.

Ma pur troppo, all’impronta pittoresca ch’essi sanno dare agli accampamenti od alle marcie si contrappongono inconvenienti, nè pochi nè leggieri.

Oltre alle difficoltà amministrative ch’essi producono, ed alla con fusione che suscitano sempre nei campi e nelle colonne, i followers sono pure assai pericolosi dal punto di vista militare; e non mancano esempi di sorprese, di scompigli, di operazioni fallite, in causa appunto di siffatta turba di gente non soggetta a disciplina, che rivela al nemico in mille modi la presenza delle truppe, che si allarma senza ragione, che grida, fugge, e trascina seco talvolta, colla potenza del numero, i veri combattenti.

Sir Robert Napier vide subito la necessità di diminuire tutte quelle bocche inutili, e, a più riprese, ne rimandò centinaia e centinaia alle Indie; ma, anche dopo ripetute diminuzioni, ne rimasero pur sempre troppi, ed il reggimento Sind-Horse, per esempio, ne conservò 339 per il servizio dei suoi 453 combattenti.

È inutile dire che il rispetto di questi pregiudizii e questi usi costituisce, in gran parte, il segreto della potenza inglese nelle Indie; ma non è men vero che le truppe indiane, quali sono ora e quali forse saranno sempre, creeranno inevitabilmente gravi imbarazzi amministrativi e riesciranno di assai difficile impiego in qualsiasi teatro di guerra all’infuori delle Indie.

Note

  1. Al 31 marzo 1885 la forza delle truppe indigene nell’India inglese era ufficialmente calcolata, compresi gli ufficiali, nelle seguenti cifre:
    Artiglieria 
    1,984
    Guardia del Corpo (del Vicerè) 
    201
    Cavalleria 
    18,623
    Zappatori e minatori 
    3,210
    Fanteria 
    101,926
    Totale 
    125,944

    Oltre a queste, vi sono poi le truppe indiane degli stati vassalli o indipendenti, le quali sommano, secondo gli ultimi dati, a circa 350,000 uomini.