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14 la spedizione inglese

a cui la casta permettesse di abbassarsi sino ad ammazzare un bue; ora la religione di Maometto proibisce ai suoi seguaci di mangiare carne d’animale ucciso da infedeli.

Un giorno, essendo scarsa la farina, il comandante in capo aveva ordinato che venisse distribuito del pane d’orzo fabbricato nel paese; ma i buoni cavalieri del Sind, invece di mangiarlo, lo gettavano ai cavalli, perchè lavoro di mani più o meno cristiane, e quindi infedeli.

Altra volta era stato ordinato che, dopo il tramonto del sole, tutti i fuochi dei campi fossero spenti; ma i bravi mussulmani si trovavano allora in quell’epoca dell’anno (il Ramazan) durante la quale il Profeta proibisce loro di cibarsi mentre il sole è ancora sull’orizzonte; e perchè non morissero di fame si fu costretti di ritirar l’ordine e permettere i fuochi anche di notte.

Ma su questo proposito sono ancora ben più curiosi gli Indù; — costoro, divisi in cento sêtte diverse, si rifiutano di aver comune il fuoco con chiunque non appartenga alla stessa sêtta, ed alla stessa casta; succede così che in un reggimento si vedono tanti fuochi quanti sono gli individui che lo compongono: ognuno di questi ha il suo materiale da cucina che custodisce gelosamente e con molta cura, e che getterebbe via immediatamente se venisse a sapere che un altro se n’è servito. Guai a coloro, massime se europei, che s’avvicinano ad un Indù occupato a far cucina! Gli Indù che appartengono alle alte caste si considerano come polluti se hanno mangiato cibo su cui sia passata l’ombra di un europeo.

Gli Indù tengono sacro il bue e non si cibano che di carne di montone, ammazzato, s’intende, colle loro proprie mani: non bevono nè vino nè liquori, ed hanno comune coi mussulmani il sacro orrore per qualsiasi cibo preparato da infedeli.

Peccato davvero che tali pregiudizii facciano troppo forte contrap peso alle belle doti dell’indiano, — sobrio, paziente, duro alla fatica, nato apposta per servire ed obbedire!

Un’altra piaga terribile da cui sono affette, non solo le truppe indiane, ma anche le inglesi di servizio alle Indie, è quella dei camp-followers o domestici al seguito delle truppe.

Il numero di questi camp-followers supera sempre d’assai il numero dei combattenti: basti dire che ogni ufficiale ne ha non mai meno di cinque, e talvolta dodici o venti, per il suo servizio perso-