La spedizione inglese in Abissinia (1869)/I

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Prefazione II
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I.

LA BAIA D’ANNESLEY E IL CAMPO DI MULKUTOO

4 gennaio 1868. — Alle 2 del mattino, dopo sette giorni dalla nostra partenza da Suez, il Great Victoria entra oggi [p. 2 modifica]finalmente nella baia d’Annesley e allo spuntar dell’alba va a prender posto innanzi alla spiaggia di Zula.

La baia di Annesley è un vasto bacino di 7 chilometri circa di larghezza per 30 di lunghezza, protetto verso ponente e mezzogiorno dalle montagne dell’altipiano abissinese o dai contrafforti che se ne staccano, e a levante dalle alture della penisola di Buri. — Proprio dirimpetto allo sbocco trovansi poi le isole ed i banchi dell’arcipelago di Dhalac contro il quale devesi rompere il mare dal nord prima di penetrare nella baia.

Questa baia, quasi sconosciuta or son tre mesi, ci offre ora lo spettacolo di cinquanta e più navi a vapore ancorate nelle sue acque. Alcuni segnali di tromba ci annunziano la presenza tra esse di legni da guerra; vi è infatti la fregata Octavia, a bordo della quale trovasi sir Robert Napier, comandante in capo la spedizione di Abissinia, giunto ieri soltanto da Bombay, vi è il Satellite corvetta a vapore, e vi è pur anco la fregata egiziana Ibrahimia con a bordo il pascià, governatore di Massaua, venuto espressamente per riverire sir Robert Napier. — Tutte le altre navi sono trasporti mercantili noleggiati dal governo inglese per la spedizione; vaporini rimorchiatori, barconi e barcaccie vanno e vengono dall’una all’altra e ricevono truppe, cavalli, muli, e mercanzie da portare a terra.

Una lunga gettata si avanza nel mare perpendicolarmente alla spiaggia ed offre uno sbarco facile e sicuro; e i battelli o barcaccie che vi approdano ad ogni momento vi attirano un movimento straordinario d’uomini, bestie da soma e carri.

Su di un isolotto artificiale, unito alla spiaggia mediante un condotto sostenuto da cavalletti, vediamo una macchina a vapore. È un condensatore o distillatore che raccoglie acqua di mare e manda alla spiaggia acqua potabile per i bisogni degli uomini e dei quadrupedi. [p. 3 modifica]

Lo spettacolo della spiaggia è dei più animati e pittoreschi; un vasto accampamento a destra, numerose baracche di legno al centro e a sinistra; mucchi immensi di mercanzie qua e là; dappertutto carri, cavalli, camelli e muli che vanno e vengono. Un’immensa bandiera dai colori dell’Inghilterra sventola ad un’estremità dell’accampamento e domina la scena.

Dopo mezzogiorno scendo a terra. La gettata alla quale approdo si protende per 250 metri circa nel mare ed ha la larghezza di 10: vi è già stabilito un binario che si inoltra verso l’interno per 5 chilometri circa e facilita il trasporto su carri delle mercanzie sbarcate.

Le pietre per questa prima gettata furono tutte raccolte nelle isole dell’Arcipelago di Dhalac o nella penisola di Buri; ora poi, a qualche centinaio di metri più al sud, se ne sta costruendo un’altra parallela a questa prima, e lo spazio compreso tra l’una e l’altra sarà convertito in banchina. Si avrà così un piccolo porto o darsena con grande vantaggio delle operazioni di sbarco e d’imbarco.

Parallelamente al binario corre un filo telegrafico, il quale arriva già sino a Kemelu, prima stazione delle truppe verso l’interno, a 18 chilometri dalla spiaggia.

A destra della gettata, venendo dal mare, si trova l’accampamento delle truppe: e vi sono ora quattro battaglioni di fanteria, due inglesi e due indiani, e due batterie di montagna.

Più innanzi, baracche in costruzione, tende che si piantano, mercanzie che arrivano, casse che si aprono, gente che va e viene, grida e parole in tutte le lingue vi annunziano i bazars. — Finora ben pochi negozianti hanno potuto ordinare le loro mercanzie e porle in vendita; ma si lavora e si spera riuscirvi tra poco. Vi sono italiani, vi sono francesi, vi sono inglesi, vi sono tedeschi, vi sono indiani, vi sono turchi, vi sono chinesi; tutti dipendono [p. 4 modifica]dal Commissariato che assegna loro i posti e sorveglia all’ordine.

A sinistra della gettata si trova anzitutto il commissariato coi magazzini dei viveri e dei foraggi, l’ufficio postale, i magazzini per la marina, l’accampamento dei muli e buoi, le riserve dell’acqua, il cimitero.

Il condensatore che abbiamo visto dal mare fornisce ogni giorno 25,000 litri circa d’acqua potabile, i quali sono raccolti sulla spiaggia in grandi casse di lamina di ferro; accanto a queste casse è stabilito un abbeveratoio in legno della lunghezza di 50 metri circa, dove l’acqua viene introdotta per mezzo di pompe; un altro condensatore funziona poi all’estremità della gettata principale, e l’acqua da esso fornita è raccolta in botti a disposizione del Commissariato che se ne serve per la fabbricazione del pane e per altri speciali bisogni. Parecchie navi a vapore hanno pure a bordo un condensatore, e il totale giornaliero d’acqua potabile che si ottiene in tal modo è press’a poco di 190,000 litri1. Qua e là e particolarmente lungo il binario sono raccolte in mucchi le mercanzie di ogni sorta che ad ogni momento vengono sbarcate dal mare. Dappertutto, sulla spiaggia, regna la massima attività; duemila e più indiani, condotti al seguito dell’armata per i servizi del Commissariato, vanno e vengono trasportando le mercanzie ai diversi magazzini; numerosi carri trainati da buoi fanno il servizio di trasporto per i punti più lontani del campo; messaggeri a piedi e ufficiali a cavallo si incrociano in tutte le direzioni.

Alcuni indigeni, della tribù dei Sciohos, dal costume quasi adamitico, dal profilo caucasico, dai capelli lunghi ed inanellati e dalla pelle di un colore caffè scuro, stanno [p. 5 modifica]contemplando meravigliati e sorridenti tutto questo imponente spettacolo.

Quando si pensa che tre mesi or sono questo punto della costa d’Africa, ora centro di sì prodigioso movimento, era una brughiera affatto deserta, non si può a meno di partecipare allo stupore di quei bravi indigeni.

Il villaggio di Zula dista dal campo tre miglia circa verso l’interno; gli inglesi chiamano questa loro base di operazione campo di Mulkuttoo, dal nome che gli indigeni stessi danno alla località.

Alla spiaggia di Zula viene a far capo il torrente Haddas; e rimontando il corso di uno dei suoi affluenti, si giunge ai passi di Komelu e di Suru per i quali si penetra in quattro giornate di marcia sull’altipiano abissinese. Quando si rifletta agli immensi vantaggi che si trovano riuniti nella baia di Annesley e in questa spiaggia di Zula, bisogna pur convenire che a questo primo passo degli inglesi per penetrare nell’Abissinia non è mancata la guida di quel raro senso pratico che accompagna ordinariamente le loro imprese.

Osservando la scelta stessa di questa base d’operazione, gli immensi preparativi che si fanno, e l’attività colla quale sono spinti innanzi senza riguardo alcuno alla spesa, non posso a meno di chiedere a me stesso, se non sia lecito il dubitare che il rilascio dei prigionieri possa essere l’unico scopo della spedizione...

5 gennaio. — Verso la una dopo mezzogiorno noi due e i due ufficiali prussiani, accompagnati da un aiutante di campo del comandante in capo, ci rechiamo a bordo dell’Octavia per presentare a S. E. le nostre lettere d’introduzione.

S. E. essendo alquanto indisposta, il colonnello Dillon, suo segretario militare, ci riceve in sua vece e ci annunzia che saremo addetti a due reggimenti di cavalleria indiana, noi due al reggimento Scinde horse, i due prussiani al 3° Light cavalry. [p. 6 modifica]

Il colonnello Dillon ci accompagna quindi a terra e ci presenta a sir Charles Staveley comandante in secondo, al generale Malcolm comandante di divisione, al colonnello Phayre Deputy quarter master general e al brigadiere Merewether. Quest’ultimo, giunto pochi giorni or sono dalla sua gita di ricognizione sull’altipiano, ci parla del tratto di Abissinia da lui percorso come di un paese incantevole e pittoresco, e ci annuncia anche di aver ricevuto ieri stesso notizie dei prigionieri in data del 18 dicembre; a quell’epoca stavano tutti benissimo.

6 gennaio. — Oggi finalmente alle 11 del mattino, dopo nove giorni di dimora a bordo, lasciamo il Great Victoria e andiamo a prender posizione nel campo.

Alcuni ufficiali del Q. M. G. Department ci offrono di mettere in comune con loro le nostre razioni e di fare una tavola sola per i pochi giorni di nostra dimora a Zula. — L’offerta è aggradita.

Verso le 9 di sera ci ritiriamo alla tenda; i cavalli che nitriscono, le musiche dei distaccamenti che partono, gli ululati dei sciacalli che si avvicinano in bande numerose all’accampamento, e poi si disperdono fuggendo, non ci lasciano troppo gustare questa prima notte di riposo sotto la tenda: giova sperare che ci abitueremo ben presto.

7 gennaio. — Alle 6 del mattino lo sparo del cannone ci annunzia che sir Robert Napier ha lasciato l’Octavia per venire a stabilirsi nel campo ed assumere il comando del corpo di spedizione. Noi frattanto montiamo a cavallo e ci rechiamo al commissariato a ritirare le nostre razioni. Le cose procedono ivi con sufficiente ordine e i viveri somministrati sono piuttosto abbondanti e di buona qualità.

Tutti i generi sono portati dall’Inghilterra o dalle Indie; la carne però è somministrata da animali comperati sul luogo stesso dalle tribù vicine o dall’interno, ed il pane è fabbricato in tre forni di campagna stabiliti nel campo. [p. 7 modifica]

I magazzini di viveri e foraggi sono parte in grandi baracche di legno e parte ancora sotto tende; si stanno però costruendo altre baracche che serviranno in seguito a sostituire le tende.

Al bazar i lavori progrediscono moltissimo; il numero dei negozi aperti va crescendo ogni giorno e vi si trovano già commestibili d’ogni sorta, vini e liquori, tabacchi, oggetti di vestiario, armi e munizioni da caccia, oggetti di cancelleria, utensili da cucina e da tavola, e via via. Alcuni hanno incominciato a fabbricarsi abitazioni in mattoni di terra, cotta al sole; altri più discreti si accontentano di accomodarsi alla meglio le loro baracche di legno; ogni giorno poi arrivano nuovi speculatori e nuove merci, e il bazar va assumendo così proporzioni sempre più vaste e prende a poco a poco l’aspetto di una città in costruzione.

Un ordine del giorno intima a ciascun negoziante di denunciare il proprio commercio al Commissariato sotto pena di espulsione, e proibisce di vendere vino e bevande spiritose ai soldati sotto pena di 100 rupie (250 fr.) di multa.

Una guardia di fanteria indiana stabilita nel centro del bazar è incaricata del mantenimento dell’ordine tra quella strana popolazione di tante lingue diverse piovuta qua da tutte le parti del mondo: e alcuni pochi soldati di fanteria inglese, provvisti di bastone, camminano gravemente su e giù tra le diverse file di botteghe a farvi l’ufficio di policemen.

Questa sera, ritornando dal bagno a mare, siamo stati presentati quasi per sorpresa, al Comandante in capo il quale se ne stava sulla gettata curiosando qua e là. — Ci ha accolti con molta gentilezza, dichiarandosi spiacente di non averci potuto ricevere prima d’ora e pregandoci di voler chiedere liberamente quanto credevamo necessario. [p. 8 modifica]

Oggi alle 2 dopo mezzogiorno abbiamo avuto sino a 35 gradi centigradi di calore.

9 gennaio. — Siamo avvertiti sin dal mattino che il generale in capo ci riceverà quest’oggi verso le 4, e che ci inviterà poi ad accompagnarlo a bordo della fregata egiziana per far visita al Pascià governatore di Massaua, e quindi a bordo del bastimento ospedale il Golden-Fleece.

Verso le 4 ci presentiamo infatti alla tenda di S. E.; pochi minuti dopo montiamo a cavallo per avviarci col seguito verso la spiaggia.

Giunti alla riva del mare, troviamo un reggimento di pionieri indiani (il 23° Punjab) che lavora alla banchina tra le due gettate. Quegli uomini alla vista del generale si mettono a gridare come indemoniati quasi eccitandosi l’uno l’altro a chi lavori di più: uno di essi prende un paniere pieno di terra e lo presenta al generale perchè lo vuoti egli stesso. S. E. vi acconsente tra gli applausi selvaggi dei soldati!

Lasciamo i cavalli alla spiaggia e ci imbarchiamo per recarci alla fregata egiziana. Il Pascià riceve il generale cogli onori dovuti, e ci fa tutti entrare in un elegante salotto sotto coperta: un capitano inglese e un segretario del Pascià fanno il servizio d’interpreti. Subito dopo le presentazioni vengono portate delle pipe e dei sigari, e si serve il caffè. In capo ad una mezz’ora circa di conversazione, rallegrata dai suoni quasi barbari di una banda militare di bordo, il generale si licenzia e passiamo a bordo del Golden-Fleece.

Questo trasporto mercantile fu ridotto a spedale espressamente per la spedizione e può ricoverare fino a 200 e più ammalati. — I letti per truppa sono distribuiti tra due ponti, e gli ufficiali sono ricoverati due a due in larghe cabine appositamente adattate.

Sono egualmente disposti ad ospedale per le truppe inglesi gli altri due bastimenti Mauritius e Queen of the South. [p. 9 modifica]

Per le truppe indiane l’ospedale è stabilito sullo Star of India.

Tutti quattro però sono ancora quasi vuoti, giacchè la salute delle truppe è sino ad ora eccellente.

14 gennaio. — Le truppe della spedizione sbarcate sinora sul suolo africano sono:

Fanteria inglese . . . . 1700 uomini

      »       indiana . . . . 3500      »     

Cavalleria indiana . . .  485      »      (3° Light Cavalry)

      »              »                 120      »      (1 squad. Scinde-Horse)

Una batt. di mont. ind.   86

Due    »    inglesi . . .      194

Una    »    di campagna 140

                           Totale 6225 uomini.

Oltre a questi vi sono circa 6000 followers ossia indiani al servizio dell’armata: 2000 e più sono per il commissariato e gli altri al seguito delle truppe.

Il numero delle bestie da soma delle quali dispone fino ad ora il corpo di spedizione è il seguente:

19 elefanti;
2000 camelli;
6000 muli;
2000 bullocks2 [p. 10 modifica]

Un ordine del generale in capo dispone per il trasporto a Senafe nel più breve tempo possibile della maggior quantità di viveri e biade. Sembra che sia intenzione di S. E. l’assicurarsi al più presto una buona base di approvigionamento sull’altipiano, per quindi avanzarsi con tutta l’armata e dar principio alle operazioni militari. Sfortunatamente la poco felice organizzazione del Land Transport Corps, creato al momento e composto di uomini reclutati in Egitto tra i peggio sfaccendati del paese e delle colonie estere, minaccia d’accrescere le difficoltà già grandissime dei trasporti; e l’attività e l’energia degli ufficiali incaricati di tale ramo di servizio sono messe ogni giorno a ben dure prove.

21 gennaio. — Domani finalmente parte per Senafe l’ultimo distaccamento di Scinde horse, e noi abbiamo ottenuto di accompagnarlo. Lasciamo questo campo sicuri di non rimpiangerlo: il calore intenso della giornata, e la sabbia che, sollevata dal vento, invade ogni giorno la tenda, minacciando talvolta di soffocarci, cominciavano già a renderci quasi intollerabile questo soggiorno, dove del resto abbiamo già potuto vedere ed esaminare a nostro agio tutto quanto poteva offrirci qualche interesse.

Note

  1. Secondo il Times of India il totale dell’acqua potabile somministrato da questi distillatori fu di 36,817,400 litri circa: e il costo fu di circa 30 centesimi di franco al litro.
  2. Il totale degli uomini ed animali sbarcati ad Annesley-Bay fu, secondo il Times of India, il seguente:
    Combattenti europei 4,770
          »       indiani 9,447
    Non combattenti 26,787
    41,004
    Cavalli 2,538
    Elefanti 44
    Muli 16,022
    Camelli 5,785
    Buoi 7,071
    Asini 1,759
    Ponies 1,651
    Pecore 12,839