La signora dalle camelie (teatro)/Atto I/Scena terza
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Traduzione dal francese di Luigi Enrico Tettoni (1883)
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SCENA TERZA
Nanetta e Varville.
Varville. E chi è quella giovine?
Nanetta. Madamigella Erminia, vale a dire, una delle più care compagne di madama, quando lavoravano insieme nel magazzino di madama Bertrand.
Varville. Margherita dunque non era che un’operaia!
Nattetta. Sicuramente... una delle prime cucitrici in strada del Tempio N 20... L’ignoravate forse?... eppure essa non si vergogna di rammentarlo.
Varville. È bella questa piccola Erminia!
Nanetta. E per di più onesta!
Varville. Ma quel signor Gustavo?...
Nanetta. Qual Gustavo?
Varville. Del quale parlava madamigella, e che l’attendeva alla porta di strada?
Nanetta. Ah!... è suo marito... cioè, non ancora marito, ma lo sarà fra poco.
Varville. In una parola... è il suo amante... Ah! ah! ed è onesta!
Nanetta. Sì, o signore, ve lo ripeto... madamigella Erminia è un’onestissima fanciulla.
Varville. (alzandosi) Del resto poi cosa deve importare a me? Mi rincresce solo che io non posso esser amato da Margherita... bisogna confessare che è pur una pazza idea quella di ricevere ogni giorno il signor de Mauriac, che è la figura la più antipatica di questo mondo.
Nanetta. Cosa volete!... il vecchio duca le tien luogo di padre!...
Varville. Ah sì!... la è infatti una storia di questo genere... per mia disgrazia!
Nanetta. Per vostra disgrazia?
Varville. Certo, perchè io duro fatica a credervi.
Nanetta. Ascoltate, signor de Varville. Può darsi che vi sieno delle cose vere da dirsi sul conto della mia padrona, ma questa non è una ragione per cui si debba negare la verità. Io posso dunque dirvi che, or sono due anni, la signora Margherita era andata ai bagni, per rimettersi da una penosa malattia che poco mancò non le costasse la vita. Io l’accompagnava. Fra gli ammalati dello stabilimento v’era una giovinetta, quasi della sua età, affetta da egual malattia, ma in terzo grado, e che le rassomigliava come una goccia d’acqua. Questa fanciulla era la figlia del duca di Mauriac.
Varville. Che in seguito morì.
Nanetta. È vero.
Varville. Ed il duca, ritrovando nei tratti, nell’età, e persino nella malattia di Margherita l’immagine della figlia che aveva perduta, la supplicò di riceverlo in casa sua e di permettergli d’amarla come la sua Emilia. Allora Margherita gli confessò la sua critica posizione...
Nanetta. Sì, perchè la signora è incapace di mentire, poco importandole che l’opinione degli altri a suo riguardo sia buona o cattiva.
Varville. E siccome madamigella Margherita non assomigliava alla figlia del duca anche nelle ricchezze... il duca promise di fissarle un discreto appannaggio... Margherita non esitò ad accettare... Il duca mantenne la sua parola, ma non quanto la tua padrona avea sperato, per cui in oggi ha più di 50 mila lire di debito.
Nanetta. Che voi vi siete offerte di pagare. Ma, per disgrazia, vi sono delle persone che amano meglio dovere 50 mila lire ad un usuraio che della riconoscenza a voi, signor de Varville!
Varville. Sì, perchè io non sono il conte di Gray.
Nanetta. Quanto siete insopportabile! Tutto quello che posso dirvi si è, che la storia del duca è reale, e ve ne do la mia sacra parola. Quanto al conte poi, è un amico del fratello di Margherita, che in altri tempi ebbe la fortuna di salvargli la vita...
Varville. Margherita ha un fratello?
Nanetta. Come ho l’onore di dirvelo, signor incredulo... Oh! hanno suonato. È la padrona senz’altro. Volete che io le ripeta quanto ora mi avete detto?
Varville. (dandole una borsa) Non una parola, te ne prego.
Nanetta. (prendendola) Meritereste che vi facessi raffronto di non accettarla.