La sesta crociata, ovvero l'istoria della santa vita e delle grandi cavallerie di re Luigi IX di Francia/Parte seconda/Capitolo XXI

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Capitolo XXI.

Qui per inframmessa si conta de’ Beduini e di loro condizioni.


E poi ch’elli s’affà a mia materia io vorrò dirvi alcuna cosa di costoro. Sappiate or dunque ch’e’ Beduini non credono mica in Macometto, come fanno li Turchi, ma credono nella legge d’Alì, ch’essi dicono essere stato zio di Macometto; e si tengono in montagne e diserti. Ed hanno in credenza che quando l’un d’essi muore pel suo Signore, o per qualch’altra buona intenzione, che l’anima sua va in altro miglior corpo, ed ha più grand’agio che davanti: e per ciò non fanno essi conto del morire per li comandamenti de’ loro antichi. Codesti non dimorano nè in villaggi nè in città, ma giaciono tuttavia ai campi e in ermi luoghi. E quando egli [p. 101 modifica]fa mal tempo, essi, loro donne e figliuoli fissano in terra una maniera d’abituro, che è fatto di doghe e di cerchi legati intorno a pertiche, siccome fanno le lavandaie a seccare il bucato, e su questi cerchi e pertiche gittano le pelli di grandi montoni ch’essi hanno, e ch’e’ nominano pelli di somacco, perchè incroiate e conce in foglie di somacco e in allume. E li Beduini medesimi hanno grandi pellicce, che sono a lungo pelo, e che loro cuoprono e guardano tutto il corpo: e quando si vien la sera, e ch’egli fa mal tempo, essi s’inchiudono ed incasano nelle pellicce loro, ed hanno i loro cavalli, su cui codian le guerre, la notte pascolanti lì intorno, ed altro non fan loro che tor le briglie e lasciarli pascere alle stelle o alla pioggia: poi la dimane stendono essi lor pellicce al sole, e le frottano e mantrugiano poi ch’e’ son secche, e non par punto ch’ elle sien state ammollate, tornando abili e manose come di prima. Quelli che seguono le guerre non sono giammai armati, per ciò ch’essi dicono e credono che nullo non può morire se non che al suo dì posto. E pertanto hanno in tra loro questa fazione che, quando maledicono a’ figliuoli, soglion dire: maladetto sia tu come colui che s’arma di paura di morte. In battaglia non portano essi che la spada lunata a la maniera turchesca, e sono presso che tutti vestiti di giubbe line simiglianti a cotte chericili. Laida gente sono ed ischifevole a riguardare, perch’essi hanno tutti li capelli e le barbe lunghi, nere ed irsute. Vivono dell’affluenza del latte di loro bestie, che hanno a numero sì [p. 102 modifica]grande che nullo no le potrebbe istimare, ed haccene nel Reame d’Egitto, ed in quello di Gerusalemme, e per tutte le terre e reami de’ Saracini e scredenti, ai quali essi sono tributarii ed assoggettiti.

Ed al proposito di cotestoro vi dirò io che ho veduto, dopo il mio ritorno d’oltremare, alcuni portanti il nome di cristiano, che tengono la legge de’ Beduini; perchè dicono che nullo non può morire che al giorno determinato senza faglia alcuna. Il che è cosa fallace, poi che tanto io stimo tale credenza, come s’elli volesson dire che Dio non avesse punto di possanza di farci danno od aiuto, e di allungarci od abbreviarci la vita, il che è cosa ereticale. Ma al contrario io dico che in lui debbiamo noi credere, sicch’elli sia onnipossente di tutte cose fare, e così di inviarci la morte tosto o tardi a suo buon piacere; ciò che è drittamente contrario alla credenza de’ Beduini, i quali mantengono loro giorno di morte essere senza faglia determinato senza che sia possibile ch’egli possa essere allungato o abbreviato.