La sesta crociata, ovvero l'istoria della santa vita e delle grandi cavallerie di re Luigi IX di Francia/Parte seconda/Capitolo LII

Capitolo LII

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Capitolo LII.

Come si fu pace tra ’l Soldano di Damasco e gli Almiranti d’Egitto, e come noi non avemmo più con nissun di loro nè triegua nè pace.


Ora riveniamo al Soldano di Damasco, il quale ritirò le sue genti che aveva a Gadres, ed entrò in Egitto, e là venne ad assalirvi gli Almiranti. E qui dovete sapere che, per fortuna di guerra, l’una battaglia del Soldano di Damasco disconfisse l’una [p. 211 modifica]delle battaglie degli Almiranti, e l’altra battaglia d’essi Almiranti vinse l’altra delle battaglie del Soldano; e per ciò se ne rivenne addietro a Gadres questo Soldano di Damasco ben naverato e ferito nella testa ed in altri luoghi. E durante ch’elli si tenne a Gadres gli Almiranti inviarono in ambasciata di verso lui, e là fecero pace ed accordo intra loro; e perciò dimorammo scherniti d’una e d’altra parte, perchè d’allora in avanti noi non avemmo nè pace nè tregua nè col Soldano nè cogli Almiranti. E sappiate che noi non eravamo nulla fiata in nostro oste di genti d’arme, che mille quattrocento incirca capaci di far difesa. Sì tosto come il Soldano di Damasco fu appaciato cogli Almiranti d’Egitto, fece egli ammassare tutte le sue genti che aveva a Gadres, e si partì e venne passare presso di nostr’oste con ben ventimila Saracini e diecimila Beduini a forse due sole leghe di distanza, ma unqua non ci osarono assalire: e fummo in aguato, il Re e il Maestro Ballistriere, bene tre giorni, di paura che essi si ferissero nell’oste nostra segretamente.

Il giorno della San Giovanni che segue a Pasqua, durante che ’l Re udiva il suo Sermone, egli venne una delle genti di detto Maestro alle macchine da gitto, il quale entrò tutto armato nella cappella del Re, e gli disse ch’e’ Saracini avevano accerchiata l’antiguarda de’ ballestrieri. Allora io richiesi il Re che mi donasse congedo d’andarvi, ed egli il fece, e mi diede a balire sino a cinquecento uomini d’arme ch’egli nomò. E sì tosto come noi fummo fuori dell’oste, e che i Saracini, che [p. 212 modifica]tenevano in pressa i ballestrieri, ci videro, si ritirarono di verso un Almirante che era su un colle davanti a noi a ben mille uomini d’arme. Allora si cominciò la battaglia intra i Saracini e la compagnia de’ ballestrieri; e come quello Almirante vedeva che le sue genti erano pressate, incontanente le rinforzava; ed altrettanto faceva il Maestro dei ballestrieri quando vedeva che le sue genti eran più fievoli. E durante che noi eravamo così combattendo, il Legato ed i Baroni dissero al Re che gran follia era ch’egli m’avesse lasciato così scoverto ne’ campi, ed egli comandò loro che mi venissero cherendo ed altresì il Maestro de’ Ballestrieri. Ed allora si dipartirono i Turchi, e noi ci ritraemmo dietro le parate dell’oste. E molte genti meravigliaronsi che i Turchi ci avessero lasciato in riposo, se non che taluno diceva che ciò era stato perchè e’ lor cavalli erano tutti lassi e affamati sendo stati sostenuti a disagio entro a Gadres bene uno anno intiero.