La secchia rapita (1930)/Dichiarazioni di Gaspare Salviani alla Secchia rapita/Canto nono
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CANTO NONO
Argomento. — Questo canto par avere poco del comico, e nondimeno tutto è comico: perciò che tien sospeso l’uditore sino al fine; poi in aspettazione di cosa grave e seria finisce in un ridicolo.
S. 10, v. 1: Questi è Galeotto figliuolo del signore della Mirandola, di cui si favellò di sopra nel canto III.
S. 12, v. 5: Questo è il lino asbestino, di cui favella Plinio. Gli antichi ne filavano tele incombustibili, che, quando si voleano imbiancare, si gittavano nel foco; ed erano stimate al pari delle gioie piú preziose. Il cavalier Gualdi ne ha mostra in Roma tra le sue curiose anticaglie. È pietra venata con certa lanugine per le vene, simile all’allume di piuma che non si consuma nel foco. Ma la maniera di filar tal materia noi non l’abbiamo, benché forse non mancherebbe l’industria quando se ne trovasse quantitá sufficiente e che ci fosse il premio. «Tiglio» e «tiglioso», significa materia atta a filarsi.
S. 25, v. 7: Questo fu accidente vero, accaduto al signor Ippolito Livizzani nel giostrar contra il conte Alfonso Molza in Modana.
S. 44, v. 1: Qui si descrive il ritratto d’un zerbino affettato romanesco, nato di casa nuova, arricchito per strada obliqua, che fa del cavalierazzo e del bravo mentre conosce d’aver a fare con persona inferiore e di poco polso.
S. 58, vv. 6-8: Questi versi dicevano prima cosi:
. . . . . onde a veder correa
la fiorentina e perugina gente,
tratta da natural impeto ardente.
Ma i vizi quanto piú si diffondono nel generale, tanto meno offendono i particolari; e però fu mutato.
S. 67, v. 2: La pantera è bellissimo animale; ma dicono che sia d’animo molto vile.
S. 72, v. 5: Le prodezze di don Chisotto della Mancia cavalier errante impazzito sono note per l’istorie delle sue geste.
S. 76, v. 1: Gli Aigoni e i Grisolfi erano in quel tempo capi delle fazioni. I Grisolfi erano imperiali, e avevano cacciati gli Aigoni ch’erano ecclesiastici e guelfi, oggidí si chiamano gl’Ingoni, e ce ne sono pochi; ma i Grisolfi sono annullati.
S. 76, v. 1: È fama che nel monte di Vallestra sia un tesoro guardato dai diavoli; però il poeta si serve dell’opinione del vulgo a formare questo episodio.
S. 80, v. 5: Per questo fu finto che quando Tognone cambiò lancia non cadesse, perché aveva la lancia incantata, e Melindo non l’avea.
S. 81, v. 3: Il maggior segno di codardia è insuperbire e fare il bravo con le genti che non possono competere. Vedi appresso il Boccaccio le prove che faceva maestro Simone quand’era scolare.