La scienza nuova seconda/Brani soppressi o mutati/Libro quinto

Brani soppressi o mutati - Libro quinto

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Libro quarto - Sezione decimaquarta Brani soppressi o mutati - Conchiusione dell'opera

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LIBRO QUINTO

CAPITOLO PRIMO

1387[1047] Ora, entrando vieppiú nel ricorso delle cose umane, che ’n quest’ultimo libro principalmente proponemmo di ragionare, diciamo che tutti i politici ultimi, abbagliati da’ falsi principi, che della civil dottrina avevano posti i politici primi (per lo che sopra abbiam preso Giovanni Bodino a confutare, il qual è stato il piú erudito di tutti gli ultimi), non avendo inteso il ricorso che fanno le nazioni, secondo il quale si conducono le forme politiche da noi scoverte per gli principi di questa Scienza, senza i quali i tempi della barbarie seconda erano giaciuti piú oscuri di quelli della barbarie prima....., perciò non poteron avvertire che la divina provvedenza, avendo per vie sovraumane schiarita e ferma la veritá della cristiana religione, con la virtú de’ martiri incontro la potenza romana e con la dottrina de’ Padri e con miracoli ’ncontro la vana sapienza greca; [CMA3] e s’avendo fondata e stabilita la cristiana religione con la sapienza e con l’eroica virtú, ma infinitamente superiori a quelle con le quali s’erano fondate e ferme le religioni gentilesche, nelle quali la sapienza fu di fantastici e l’eroismo fu d’orgogliosi; ove nella cristiana fu una sapienza piú sublime di quella degli piú sublimi filosofi, e un eroismo tutto riposto nella mansuetudine ed umiltá dello spirito; ed avendo poi a surgere nazioni armate.

1388[1048]..... vestirono le dalmatiche dei diaconi, [CMA1] le quali ora vestono gli angioli che son i tenenti dell’arma reale di Francia, e delle quali poi restò il costume di vestirsi gli araldi [p. 262 modifica] di guerra, che si chiamano gli «re dell’armi»; e consegnarono le loro persone reali.

1389[1050].Ond’è che i popoli, in que’ tempi, erano diligentissimi in sotterrarle e nasconderle, [CMA3] onde tai luoghi, ch’osserviamo nelle chiese addentrati e profondi, ne restaron detti «succorpi».

1390[1056*] [CMA4] Tutte queste osservate cose, con altre sopra ragionate da noi, possono dare la via d’intorno a ciò che la storia barbara del settimo ed ottavo secolo, con maraviglia de’ leggitori, racconta: che gli re concedevano a’ loro capitani intieri cenobi e monasteri, in qualitá di benefici e di feudi, e che nella Francia, Inghilterra, Germania ed anco Italia ministri de’ re possiedevano de’ cenobi e monasteri, e vi abitavano con le loro mogli e figliuoli, consecravano il capo con la tonsura, che usasi da’chierici, e s’intitolavano «abati».

CAPITOLO SECONDO

[Questo capitolo nella SN2 formava tutt’una cosa col precedente. Ma giá nelle CMA1 il V. ne faceva un capitolo a parte, col titolo: Discoverta d’intorno alla vera origine de’ feudi; titolo che nelle CMA3 diventò Ricorso che fanno le nazioni sopra la natura eterna de’ feudi, e quindi il ricorso della giurisprudenza romana antica fatto colla dottrina feudale; salvo a esser nuovamente mutato, nelle CMA3, in quello adottato nella SN2].

1391[1057] A questi succedettero certi tempi eroici, per una certa distinzione ritornata di nature quasi diverse, eroica ed umana; onde ancor oggi tra noi usano i nobili quella espressione: che essi «nascono bianchi». Da che viene la cagione di quell’effetto di che si maraviglia Ottomano.

1392[1075]..... [CMA3] cosí questi negli ultimi loro tempi perderono di veduta l’antico diritto feudale. Imperciocché diffiniscono l’investitura del feudo con la tradizione; poi ne fanno due spezie, delle quali una chiamano «cerimoniale», e diffiniscono «tradizione del feudo fatta con la consegna dell’anello o della spada o della lancia»; e questa oppinano produrre una spezie di «bonorum possessione» decretale: l’altra spezie d’investitura chiamano «vera», ch’è quando il signore del feudo ne mette nel real possesso il [p. 263 modifica] vassallo. Quindi vedasi che sconcezze! che assurdi! che contorcimenti d’idee! Chiamano «cerimoniale» la prima in senso di «finta», perché l’oppongono all’altra, che chiaman «vera»; la quale dovevano appellare «investitura vera fatta con la tradizione solenne», o sia con la mancipazione, ch’a’ romani era stata la consegna d’un nodo, a questi fu dell’anello (che sopra ad altro proposito dimostrammo esser succeduto in luogo del nodo), o si faceva con la consegna della spada o dell’asta, dalla qual appunto era venuto detto il dominio quiritario a’ romani, e i feudi se ne dissero da’ barbari, con troppo bella corrispondenza, «beni della lancia». E cotal tradizione era del gius, la quale principalmente si considerava dalla giurisprudenza romana antica; e cosí dalla giurisprudenza barbara antica dovette considerarsi. La qual tradizione di gius deve produrre possessione civile, non naturale, che debbia essere soccorsa da alcuna «bonorum possessione»; e cosí questa dovette scrupolosamente osservare le cerimonie di tal tradizione, che perciò «cerimoniale» restò detta, come quella aveva osservato la solennitá della mancipazione, la qual dava la forma a tutti gli atti legittimi. Perché l’una e l’altra civile tradizione nacque ne’ tempi mutoli, ne’ quali con atti diffiniti si dovevano spiegare le volontá determinate di coloro che volevano acquistare, conservare o alienare diritti; e si in tai tempi tai cerimonie erano tanto necessarie quanto lo è oggi l’accertarsi della volontá, ch’è ’l subbietto di tutti i diritti. Onde cosí dagli antichi romani come da’ primi ricorsi barbari si teneva a luogo d’una dipendenza di fatto la tradizione naturale, che i feudisti dicono «vera», ed era la tradizione d’esso corpo feudale. Perché i feudisti ne parlano ne’ tempi umani, ne’ quali, come i giureconsulti della giurisprudenza ultima, attendono alla sola veritá de’ fatti, non giá alle cerimonie degli atti legittimi. Conduce a ciò che diciamo, che chiamano «cerimoniale» la prima, perché si celebrò ne’ tempi divini ricorsi, ne’ quali i feudi incominciarono dagli ecclesiastici, de’ quali questi furono i primi ecclesiastici benefici, come sopra si è detto, e i feudisti eruditi latinamente «beneficia» voltano i feudi, de’quali le piú antiche memorie si ritruovan ne’canoni.

1393[1077*] Ritornarono le pene crudeli eroiche, onde lo scudo di Perseo insassiva i riguardanti, come sopra abbiam spiegato, e ne restaron dette «pene ordinarie» le pene di morte.

1394[1079]..... [CMA3] Perché nelle cittá eroiche ogni tal ammazzamento era fatto d’un padre o sia d’un nobile, perché di soli [p. 264 modifica] nobili esse si componevano. Il quale stato civile doveva anco durare nel tempo ch’era in osservanza quel capo della legge delle XII Tavole, il qual è «De capite civis romani visi in maximo comitiatu ius dicere nefas esto»; perché, comunicata poi la cittadinanza romana a’ plebei, arebbero dovuto i romani star sempre in adunanza per conoscere cause d’omicidio. Perciò da Romolo infin a Tulio Ostilio.....

1395[1081] [CMA3] Finalmente, come dalla sentenza con la qual era stato condennato Orazio, permise al reo il re Tulio l’appellagione al popolo, ch’allora era di soli nobili e tutti i filologi, ingannati da tal voce «popolo», non distinta, credettero ch’avesse appellato alla miserabile ciurma de’ giornalieri di Romolo, e Tulio avesse loro il suo regno assoggettito con appellazione sí fatta. Ed è necessario ch’a tal popolo di nobili la casa Publicola, per un suo famigliare destino che dice Livio, avesse due volte restituita l’appellagione. Perché da un re d’un senato regnante non vi è altro rimedio a’ rei che ’l richiamo a’ medesimi giudicanti; cosí e non altrimenti dovettero praticar i nobili de’ tempi barbari ritornati, nelle loro cause feudali di richiamarsi ad essi re ne’ loro parlamenti, conte, per cagion d’esempio, agli re di Francia, che n’eran capi e da principio, com’abbiam veduto, vi presiedettero.

1395[1082] [CMA3] E quest’è l’origine dell’inclito nostro Sagro Real Consiglio napoletano, il quale di sua natura è un’aristocrazia: il presidente vi presiede col titolo di «Real Maestá»..... ma sol è permesso di richiamarsi al Sagro Consiglio medesimo. Le quali cose i dottori municipali, non sappiendo tali propietá uscite dalll’aristocrazie eroiche degli antichi, ne hanno fatto somiglianze al prefetto al pretorio sotto la monarchia de’romani imperadori: quando, nel tempo che s’introdusse questo gran tribunale, non si sapeva chi fosse stato Cesare Augusto, nonché ’l prefetto al pretorio. [SN2] Dalle quali cose d’intorno a’ feudi, qui in parte raccolte e combinate, veda Cuiacio se tal materia de’ feudi è punto vile, com’egli dice; ché ella è tutta eroica e degna di esser adornata della piú colta riposta erudizione antica cosí greca come romana.

1397[1084*] Dalla qual forza la dea Opi fu da’ poeti appresa, come si è sopra veduto, per la signora del mondo delle cittá. [CMA4] E cosí può farsi vera la favola della legge regia, con la qual il popolo romano si spogliò del suo sovrano imperio, e n’investí Augusto. Con che può convenire il saggio motto di Tacito, con cui legittima la monarchia romana fondata da Augusto: «qui [p. 265 modifica] rempublicam, bellis civilibus fessam, sub imperium accepit». [SN2] Se cotal legge regia naturale avesse Grozio avvertito, il Gronovio, per lusingare la libertá olandese, non l’arebbe calonniato che fusse adulatore della francese monarchia [CMA3], come sopra si è pur narrato. Ma, lasciando le frivole obbiezioni che gli fa il Gronovio, esso Cuiacio, [CMA4] quando scrisse sopra i feudi, doveva [CMA3] pure [CMA1] porsi in ricerca perché le piú belle espressioni [CMA3] e piú eleganti [CMA1] della piú colta giurisprudenza romana [CMA3] antica, [CMA1] con le quali egli mitiga la barbarie della dottrina feudale, vi riescono cotanto acconce che nulla piú. Ma egli non potè neppur odorare le cagioni dell’acconcezza, perché non [CMA3] potè saper nulla de’ principi [CMA1] dell’antica giurisprudenza romana eroica. La quale giá si era perduta di vista da essi giureconsulti della giurisprudenza romana [CMA3] ultima, tanto che Giustiniano, come sopra osservammo, ne tiene le leggi a luogo di favole; e i romani certamente [CMA1] non dovettero godere del privilegio, che non poteron aver essi greci, gli piú intelligenti e scorti di tutte le nazioni, i quali fin al tempo del padre di Tucidide nulla seppero affatto delle antichitá loro propie: onde l’uomo d’ingegno severo e grave si diede a scrivere l’istoria della guerra peloponnesiaca, [CMA3] la quale si era fatta a’ suoi tempi.

1398[1085] [CMA3] E qui faccia tutto il suo uso ciò che si è sopra detto: che quindi intenda Bodino se i feudi [CMA4] soggetti a maggiore sovranitá [CMA3] sono diritto de’ tempi barbari ultimi, che sono di tutti i tempi barbari, da’ quali incomincian le nazioni; intenda Oldendorpio..... il diritto romano è nato dalle scintille de’ feudi; intenda Cuiacio, che, se [CMA1] avesse ritruovato queste origini de’ feudi, non solo non ne arebbe detto essere la [CMA4] dottrina, in questa sua parte, [CMA1] vile, ma arebbe scoverte l’origini del suo grande e magnifico regno di Francia. [CMA4] Il quale, perché piú degli altri stiede fermo sopra i principi dei feudi, particolarmente con la legge salica, divenne sopra gli altri tutti d’Europa grande e magnifico. Appunto come i romani, perché vi stettero fermi piú dell’altre nazioni del mondo, divennero signori del mondo. Le quali origini del regno di Francia abbiamo noi scoverte in dimostrando [CMA1] i falsi principi della politica [CMA3] posti dal francese [CMA1] Bodino, il quale superbamente si rideva d’esso Cuiacio. [CMA3] Ch’è finalmente ciò che nell’/dea dell’opera avevamo promesso di dimostrare: dentro la natura de’ feudi ritruovarsi l’origini de’nuovi reami d’Europa. [p. 266 modifica]

CAPITOLO TERZO

1399[1091]..... ha nella lingua un’aria simile alla latina [CMA3 *] e perché egli partecipa piú della zona fredda che temperata, come noi abbiam osservato de’ reami d’Europa posti sotto il Settentrione, ritiene molto della natura eroica.

1400[1092]..... perverranno a perfettissime monarchie. [CMA3 *] Ed è da osservare come sopra i feudi reggono tutte le nazioni del mondo; ch’in Affrica il gran negus, nell’Europa l’imperador de’ romani, nell’Asia il Gran Turco, nell’Indie orientali l’imperador del Giappone hanno quantitá di sovrani soggetti alla loro maggiore sovranitá. In questa nostra parte del mondo sola, perché coltiva lettere vi ha di piú un buon numero di repubbliche popolari.....

1401[1095] Finalmente, valicando per l’oceano nel nuovo mondo, gli americani correrebbon ora tal corso di cose umane, se non fossero stati scoperti dagli europei, e los patacones verranno a queste nostre giuste stature ed umani costumi, se gli lasceranno fare il naturale lor corso. Ci vien riferito, perché non l’abbiam veduto, che ’l padre Lafitò, gesuita, missionario nell’America, ha scritto un’opera assai erudita, De’ costumi de’ selvaggi americani, i quali osserva essere quasi gli stessi che gli antichissimi dell’Asia: onde vuol pruovare che dall’Asia fussero uomini e donne trasportate in America. Ma è troppo duro il poterlo persuadere. E forse egli l’avrebbe lavorato con piú veritá, se noi l’avessimo prevenuto con questa Scienza. Perciò il leggitore il rincontri con questi nostri principi, ch’auguriamo ch’esso gli truoverá, con tal rincontro, felicemente avverati.