La leggenda di Tristano/XXXI
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XXXI. — Ma se alcuno mi domanderae come T. venne alo torneamento e perché non andoe colo re Languis d’Irlanda, io diroe che egli non andoe alo torniamento colo re Languis perché egli volea fare sua cavalleria sí privatamente che nesuno uomo lo sapesse. Ma T. dappoi che rimase nela corte, dappoi che ’l re Languis fue andato alo torniamento, elli iera tanto pensoso che non sapea che si fare e iera rimaso solo nela corte. E istando cosí pensoso che non sapea che si fare, disse Barghina, la quale iera cameriera di Isotta: «Perché ista’ tue cosí pensoso, cavaliere?». E T. disse: «Io sono pensoso e doloroso di cosa ch’io no mi posso aiutare». E Braghina disse: «Cavaliere, dimi quello che tu hai, ch’io t’aiuteroe bene di ciò ch’io potroe». E allora dice T.: «Se tu mi vogli giurare di tenerlomi credenza ed io sí ti diroe tutto mio coraggio». E Braghina ghie giuroe. E T. le disse allora: «Io andrei molto volontieri a questo torneamento, s’io avesse arme e cavagli e due iscudieri che mi facessero compagnia». E Braghina disse: «Per questo non lascerete voi giá che voi non andiate». E allora lo prese Braghina e menollo in camera e apersegli due casse, le quali ierano piene d’arme, e T. quando vide l’arme piaquegli assai; e poi gli monstroe le sopransegne, tutte quante bianche. E queste arme avea fatte fare l’Amoroldo né no l’avea mai portate. E T. si s’armoe di queste arme e dappoi che fue armato si prese due distrieri dela stalla, i quali ierano istati del’Amoroldo, e Braghina si gli diede due suoi frategli che l’acompagnassero. E in cotale maniera andoe T. incontro alo re di Scozia e incontro a Pallamides alo torneamento, né unqua per nessuno tempo non fue tanto fatto d’arme in Irlanda e bene e grandemente ne dee parlare ogne buono cavaliere.