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XXIX XXXI

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XXX. — Or dice lo conto che dappoi che T. ebe messo in isconfitta lo re di Scozia e ebe abattuto Pallamides, [p. 37 modifica] guardando per lo torneamento e’ vide che Pallamides s’iera partito e andato via. E Tristano broccia lo cavallo e tiene dietro a Pallamides ed ebelo giunto in un bello prato e dissegli: «Pallamides, guardati da me, ch’io ti disfido, e sappie ch’io sono lo cavaliere che tu trovasti nela corte delo re Languis. Ma oggi si parae chi sarae buono cavaliere e quale sarae degno d’avere l’amore dela bella Isaotta la bionda». Ma dappoi che Pallamides ebe intese le parole che T. gli avea dette, si volse la testa delo suo distriere inverso di lui e mise mano ala ispada. E T., lo quale viene inverso di lui cola ispada in mano, si ferío a Pallamides sopra l’elmo e diedegli sí grande colpo che lo fece andare a terra delo cavallo, o voless’egli o noe. Si stette in terra per grande ora, ché non si potea levare.