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XXV. — Or dice lo conto che Isotta sí fece saltare T. perché no le parea che fosse bene guerito dela fedita. Ma da ivi a nove di T. si fue molto bene guerito e Isotta gli disse: «Si salta anche, cavaliere, una fiata, al piú che tue puoi». E T. si salta e saltoe piedi da XXXII. E allora gli disse Isotta: «T., tu se’ bene guerito, ma io non vidi unqua cavaliere che tanto saltasse quanto voi». Ma T. è molto allegro, dappoi che si sentio bene guerito dela fedita; ma non perch’elli sia tornato ancora in suo istato dela bellezza né in suo colore né in sua forza, si ch’egli potesse sofferire l’affanno dell’arme. E dappoi che T. venne diffuori dello palagio dov’ierano gli altri cavalieri, ciascheduno sí si maravigliono dele sue bellezze, dicendo l’uno all’altro: «S’egli avesse colore, uno cavaliere nel mondo non si troverebe cosí bello». Molto parlano li cavalieri d’Irlanda di T.