La leggenda di Tristano/XLIX
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XLIX. — Ma ora lascio lo conto di parlare del re Marco, perché non appertiene a nostra materia, ché bene lo saperemo trovare, quando luogo e tempo sarae, e torno a T., per divisare come si diliveroe dalo cavaliere, che ne menava la damigella dell’Agua dela Spina. Ma li cavalieri, li quali fuerono abbattuti da T. dissero: «Cavalieri, di che paese siete voi?». E T. disse: «Io sono di Cornovaglia». E li cavalieri dissero: «Oramai siemo noi piú che vitoperati, dappoi che noi siamo abbatutti da cosí vile gente, come sono quegli di Cornovaglia. E impermò noi [no] porteremo giamai piú arme infin a tanto che noi non uderemo dire che li nostri compagnoni, cioè dela Tavola ritonda, siano abbattuti per cosí vile gente, sí come sono quegli di Cornovaglia». E allora incominciano gittare gli asberghi e tutte loro arme, e diceano che giamai eglino non porteranno piú quella arme, dappoi che cosí vilemente è loro disivenuto. E T. di queste cose si facea grande maraviglia, e disse loro: «Cavalieri, dappoi che voi non volete portare le vostre arme, or prendete le mie e sì le portate». Allora dissero li cavalieri: «Noi siemo assai vitoperati, non vogliamo portare vostre arme per avere piú disinore». A tanto si parte T. dali cavalieri e cavalca molto fortemente. E cavalcando in cotale maniera, vide Blanore alo ’ntrare d’uno castello, ed hae in sua compagnia la damigella dell’Agua dela Spina. E quando gli vide, si disse a Governale: «Cavalchiamo tosto, imperciò ch’io veggio la damigella, la quale mi disse villania e molto villane parole, e lo cavaliere che mena la damigella dell’Agua dela Spina. E imperciò molto mi tarda ch’io sia ala battaglia con lui». E Governale rispuose e disse: «E com’è, e vuogli tu venire ala battaglia con lui? Nel castello è giá la damigella e non è vostra dama. Adunqua non puoi tu combattere con lui».