La leggenda di Tristano/XLIII
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XLIII. — Or dice lo conto che lo re vide bene quando lo nano favelloe a T., e incontanente gli diede lo cuore che la damigella dell’Agua dela Spina l’avea mandato a T. perch’egli andasse a lei. E lo re chiamò lo nano nela camera e dissegli: «Nano, io voglio che tu mi dichi che messaggio tu hai fatto a T. mio nepote, che tanto hai consigliato oggi con lui». E lo nano rispuose e disse: «Messer, questo non vi dirò io giá, imperciò che non sarebe cortesia ch’io dicesse altrui le parole private che a me sono dette». Disse lo re: «E com’è ciò, nano, non mi dicerai tu quello ond’io t’ho domandato?». E lo nano disse di noe. E lo re gli disse: «Se tu noi mi dicerai, io ti taglieroe la testa con questa ispada». E incontanente alzoe la spada per fedire al nano. E quando il nano lo vide cosí alzare la spada inverso di lui, ebe grande paura e disse: «Re Marco, non m’uccidere, ch’io vi diroe tutto il messagio ch’io facea di T.». E allora disse: «Egli è vero che mia dama mi mandoe a T. e dissemi ch’io gli dicesse dala sua parte ch’egli si dovesse andare a lei, quando la notte sarae venuta». E lo re disse: «Io ho richiesta tua dama d’amore per piú volte, né non ebi anche da lei una buona risposta. Ma ella pare bene ch’ella sia femina di poco valore, ché tutto giorno prende lo peggiore partito. E cosí hae fatto ora tua dama, che hae lasciato me che sono cosí alto e cosi possente re, sí come tue sai, e hae preso T. ch’è un fantino che non sae né non vale nessuna cosa. Ma egli è bisogno ch’io la faccia distruggere». E lo nano disse: «Messer, se voi faceste distruggere mia dama perché ella ama T., voi non fareste ragione; ché vedete che tutto giorno addiviene che uno grande re ama per amore una povera damigella, e una reina ama per amore uno povero cavaliere. E l’amore è cosí fatto che non guarda paraggio, ma vae sí come ventura lo porta. E imperciò mia dama non dee essere distrutta».