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VIII. — Ora dice lo conto che queste parole ha ridette Governale a T. per conoscere lo suo senno; ma molto è allegro Governale dele parole che T. gli avea dette, ché ora conosce che fie buono cavaliere e savio. E allora si si partono ambidue dela camera e vengono nela sala delo palagio; e T. incomincia a schermire cogli altri damigelli. Si che la figliuola del re, vedendo ischermire T., tutta quanta ardea del suo amore e dicea in fra se istessa: «Ora l’avess’io nela mia camera!». E dappoi si si partio dalo schermire la damigella e si si nascose intra due camere, e andava la via intra queste due camere ov’ella si nascose. E T. andando ala sala delo re per passare in altra parte delo palagio, e passando intr’ambodue queste camere, e la donzella vedendo T. passare, corse e gittoglisi al collo e incominciollo a basciare, si come femina la quale è pazza d’amore. E tenendolo in cotale maniera istretto a sé, si che T. da lei non si potea partire, e la damigella, la quale iera uscita dela materia per amore di T., non pensando a ciò ch’ella facea, gittò uno grande grido, dicendo «socorretemi, cavalieri». E questo dicea ella si come femina, la quale iera addivenuta pazza e uscita dela materia. Ma li cavalieri, intendendo lo grido dela damigella, corsero tutti a lei, e trovarono la damigella che tenea abracciato T. Erettamente. E li cavalieri dissero: «Damigella, che hai tu che gridi?». Piena di paura e di vergogna, disse ella: «Questo damigello si mi vuole fare villania». E allora disser li cavalieri: «Come l’hai tu potuto fare, T.? ché tu ricevei cotanto onore e cotanta cortesia dal re, e tu sua onta procacci. Per mia fé, ché tu tine penterai». E allora comanda lo re che T. sia messo in pregione. Ma Governale non poteva andare per lo palagio, si iera grande lo romore deli cavalieri, dicendogli: «Vae prendi, maestro, lo tuo figliuolo, ché bene l’hai nodrito». E Governale si si tornoe nela camera, e per vergogna non andava nela sala. Ma pensando infra se istesso, disse: «Meglio è ch’io faccia assapere alo re lo convenentre di T. ch’egli sia distrutto». E allora si si parte dela camera e venne nela sala e disse al re Ferramonte: «Io vi voglio [p. 17 modifica]dire alequante parole nela camera vostra». E allora si si levoe lo re e andoe nella camera, e Governale si gli dice: «lo si vi voglio dire lo convenentre, si com’egli è istato intra vostra figlia e T. Io si vi giuro sopra le sante Iddio evangele di dirvi tutta la veritade». Ma se alcuno mi domanderae come avea nome la figlia delo re Ferramonte, io dirò ch’ella avea nome Belicies. «Egli è vero che uno giorno, andando per la sala delo palagio, vostra figliuola mi chiamò e dissemi ch’io dovesse dire da sua parte a T. si com’ella l’amava di tutto suo amore. E io queste parole dissi a T. ed e’ mi disse che di queste cose e’ non farebe nulla. Ed io perciò voglio pregare voi che voi dobiate sapere la veritade di queste cose.» E allora disse lo re: «Vae a tua via, ch’io ne farò quello che ragione sarae».