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VII. — Or lascia lo conto di parlare del’Amoroldo d’Irlanda e di sua compagnia, perché no toca a nostra materia, ché bene lo saperemo trovare quando luogo e tempo sarae. Ma Governale si chiama T. nela camera e disse: «T., bene ti puoi tenere aventuroso damigello, quando tu se’ amato da cosí bella damigella si come la figliuola delo re Ferramonte è, la quale t’ama di tutto suo amore. E imperciò voglio che tu li doni lo tuo amore». Disse T.: «Maestro, consiglierestemi voi ched io prendesse ad amare la figlia delo re Ferramonte di folle amore? E imperciò io no l’amerei in cotale maniera che tornasse a disinore al mio segnore, ch’allora bene sare’io folle, quand’io procacciasse di fare disinore, lá ove io ricevo tanto d’onore, quant’io foe». «Come?» dice Governale «in cotale maniera tu rifiuti l’amore dela damigella?». E T. disse: «Io non rifiuto l’amore dela damigella ch’io non l’ami de leale amore, si come uomo dee amare sua donna; ma non perch’io la voglia amare di folle amore».