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la leggenda di tristano 15

E l’Amoroldo incomincioe a ridere e fare beffe. E lo re Ferramonte disse: «non ne fare beffe, Amoroldo, ché l’altrieri albergò un cavaliere qui e, mangiando con noi a tavola, diede al folle una coscia di cappone, e lo folle disse: «Imperciò lo piglio perché tu non de dei dare piú altrui». E la mattina, levandosi lo cavaliere e lavandosi le mani, venne una damigella e disse: «Cavaliere, donami uno dono». E lo cavaliere disse: «Domanda ciò che tu vogli». Ed ella disse: «Donatemi la vostra ispada». E lo cavaliere gliele fece dare, e la damigella prese la spada e mozzoe la testa alo cavaliere. E di molte altre aventure ha detto la veritá. E perciò ti priego che tu ti guardi da lui». E l’Amoroldo incomincioe a ridere ed a fare beffe. Cenarono la sera con grande allegrezza e lo re lo fae servire di tutto ciò che fae bisogno. Al matino si parte l’Amoroldo con tutta sua compagnia, e lo re l’accompagna e al partire li dice lo re che si guardi da quello damigello, si come lo folle gli avea detto. Lo re Ferramonte si si ritornoe al suo palagio.


VII. — Or lascia lo conto di parlare del’Amoroldo d’Irlanda e di sua compagnia, perché no toca a nostra materia, ché bene lo saperemo trovare quando luogo e tempo sarae. Ma Governale si chiama T. nela camera e disse: «T., bene ti puoi tenere aventuroso damigello, quando tu se’ amato da cosí bella damigella si come la figliuola delo re Ferramonte è, la quale t’ama di tutto suo amore. E imperciò voglio che tu li doni lo tuo amore». Disse T.: «Maestro, consiglierestemi voi ched io prendesse ad amare la figlia delo re Ferramonte di folle amore? E imperciò io no l’amerei in cotale maniera che tornasse a disinore al mio segnore, ch’allora bene sare’io folle, quand’io procacciasse di fare disinore, lá ove io ricevo tanto d’onore, quant’io foe». «Come?» dice Governale «in cotale maniera tu rifiuti l’amore dela damigella?». E T. disse: «Io non rifiuto l’amore dela damigella ch’io non l’ami de leale amore, si come uomo dee amare sua donna; ma non perch’io la voglia amare di folle amore».