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LIV LVI

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LV. — E lo re Languis disse: «Io sono venuto a difendermi delo tradimento ond’io sono appellato, e sí come leale cavaliere, imperciò ch’io non ebi colpa dela morte di quello cavaliere, di cu’ io sono incolpato». E T. si rispuose e disse: «Ed io per lo re Languis cosí ricevo la battaglia, sí com’egli non ebe colpa ala morte delo cavaliere». Ed allora cosí T. ne diede il guanto a Blanor e cosí lo ricevette. A tanto sí si n’esce tutta gente fuori di Gamellotto e vanno ala battaglia. E T. entra al travaglio, e messer Boordo e Leonello, Estore da Mare e messer Brobor di Caunes e chiamano Blanor in camera e dicogli: «Assai or ti conviene essere buono e pro cavaliere, sí che tu non rechi onta a casa, ché noi non ne siamo usati. E sai bene che cavaliere è messer Lansalotto». E Blanor disse: «Voi mi vedrete sí bene portare, che voi direte bene ched io sappia fedire di spada». E li cavalieri dissero: «Tu hai a fare con uno gioioso cavaliere al nostro parere». A tanto vegnono al campo e entra Blanore al travaglio, e dannosi del campo quanto fa mistiere e fegonsi dele lancie e li cavagli petto per petto e le teste deli cavagli l’una [p. 68 modifica] contra l’altra. E li cavalieri caddero in uno monte intrambi. Allora sí si leva ciascheduno sí come buono cavaliere e cominciano lo primo assalto, sí bene che neuno uomo non gli puote biasimare, e ciascheduno si piglia volontieri lena e forza. Or si leva T. alo secondo assalto e dice: «Cavaliere, troppo siamo riposati». [E] cominciano lo secondo assalto sí bene e sí forte, che molte maglie vanno per terra e li loro iscudi sono tutti brisciati, sí che ciascheduno si riposa volontieri del secondo assalto. Allora Leonello e Boordo e messere Astore, ciò sono i frategli di Blanor, vedendo palesamente che Blanor ha lo peggio dela battaglia, sí incominciarono a piangere duramente e vannosine via, ché non vogliono vedere la morte del loro fratello, E lo re Acanor dicea: «Bene lo cavaliere istrano vincerá la battaglia». Allora dice Blanor a T.: «Io voglio che ti piaccia di dirmi tuo nome, ed io ti diroe tutto primieramente lo mio; perché se tu m’uccidi, sí saprai cu’ tu avrai morto, e se io uccido te, sí saprò cu’ io avrò morto». A tanto dice T.: «Or die lo tuo nome». E lo cavaliere disse: «Io sono Blanor, cugino di Lansalotto». E T. disse: «E io sono T. di Cornovaglia». Allora è molto allegro [Blanore e disse: «Ora sono io piú allegro] che prima, quando con uno tale cavaliere abbo la vicenda. Ciò che mene prende non m’è disinore». Allora si leva T. e incominciano li cavalieri la battaglia forte e dura del terzo assalto, e molto si vegnono iscoprendo le carne a Blanor. E T. menò lo cavaliere a destra ed a sinestra per lo campo, sí come gli piaque e síi come cavaliere di grande vertude.