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LIV. — Tristano cavalca e giunse lo cavaliere e dissegli: «Cavaliere, e’ ti conviene giostrare». E lo cavaliere si volse e fiede T. e ruppegli la lancia adosso; e T. fiedi a lui e caccialo a terra del cavallo. E disse ala damigella: «Damigella, prendi lo scudo». E disse T. alo cavaliere: «Cavaliere, egli conviene che tu sí mi dichi tuo nome». E lo cavaliere rispuose e disse: «Fidatemi voi la persona? ed io il vi diroe». T. disse: «Ed io sí ti la fido». E lo cavaliere disse: «Io sono Brius sens pitié». E quando T. udio suo nome, no lo vorrebe avere affidato per una cittade. Ed allora sí gli comandoe T. che vada a messer Galvano lo leale per suo pregione da sua parte. Ed allora gli disse Brius e priegalo per Dio ched egli no lo vi debia mandare, e disse: «Uccidetemi anzi voi che voi mi vi mandiate». E T. rispuose e dissegli: «Io vi mando perch’egli t’uccida; e dacch’io t’ho fidato, sí vi ti conviene pur andare». Allora sí gli venne dietro Brius infino ali padiglioni, pregandolo che no lo vi mandasse; e a tanto sí fue pur mistiere ched egli v’andasse. E la damigella sí disse a T. sí come lo re Arturi e la reina non ierano a Gamellotto, [p. 67 modifica] ma v’erano quelli del re Bando di Banoicchi e tutti v’erano, salvo che Lancialotto, che aspettavano di fare la battaglia colo re Languis d’Irlanda, ed eranovi lo re Accanor e lo re di cento cavalieri. Allora gli ricontoe T. tutta l’aventura dela damigella e di Brius e delo scudo e fecerne troppo grande sollazzo. E conta alo re sí come lo re Acanor dee giudicare la battaglia da lui a Blanor, «e però andiamo, ché meglio è a diliverarne per tempo che tardi». E a ciò s’acordano di fare. Ed allora si monta lo re Languis a cavallo con XL calieri e sono tutti vestiti a seta, ed egli sí si divisa, imperciò che pare ben re. E T. avea drappi assai; non gli volle portare, imperciò che non volle andare se non armato, ed uno cavaliere sí gli porta lo scudo ed un altro la lancia. Ora dice che neuno non debia dire lo suo nome. Or giunse lo re Languis a Gamellotto ala corte, dinanzi a quegli che debono giudicare la battaglia.