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la leggenda di tristano | 67 |
ma v’erano quelli del re Bando di Banoicchi e tutti v’erano,
salvo che Lancialotto, che aspettavano di fare la battaglia colo
re Languis d’Irlanda, ed eranovi lo re Accanor e lo re di
cento cavalieri. Allora gli ricontoe T. tutta l’aventura dela
damigella e di Brius e delo scudo e fecerne troppo grande
sollazzo. E conta alo re sí come lo re Acanor dee giudicare
la battaglia da lui a Blanor, «e però andiamo, ché meglio è
a diliverarne per tempo che tardi». E a ciò s’acordano di
fare. Ed allora si monta lo re Languis a cavallo con XL calieri e sono tutti vestiti a seta, ed egli sí si divisa, imperciò
che pare ben re. E T. avea drappi assai; non gli volle portare, imperciò che non volle andare se non armato, ed uno
cavaliere sí gli porta lo scudo ed un altro la lancia. Ora dice
che neuno non debia dire lo suo nome. Or giunse lo re Languis a Gamellotto ala corte, dinanzi a quegli che debono giudicare la battaglia.
LV. — E lo re Languis disse: «Io sono venuto a difendermi delo tradimento ond’io sono appellato, e sí come leale cavaliere, imperciò ch’io non ebi colpa dela morte di quello cavaliere, di cu’ io sono incolpato». E T. si rispuose e disse: «Ed io per lo re Languis cosí ricevo la battaglia, sí com’egli non ebe colpa ala morte delo cavaliere». Ed allora cosí T. ne diede il guanto a Blanor e cosí lo ricevette. A tanto sí si n’esce tutta gente fuori di Gamellotto e vanno ala battaglia. E T. entra al travaglio, e messer Boordo e Leonello, Estore da Mare e messer Brobor di Caunes e chiamano Blanor in camera e dicogli: «Assai or ti conviene essere buono e pro cavaliere, sí che tu non rechi onta a casa, ché noi non ne siamo usati. E sai bene che cavaliere è messer Lansalotto». E Blanor disse: «Voi mi vedrete sí bene portare, che voi direte bene ched io sappia fedire di spada». E li cavalieri dissero: «Tu hai a fare con uno gioioso cavaliere al nostro parere». A tanto vegnono al campo e entra Blanore al travaglio, e dannosi del campo quanto fa mistiere e fegonsi dele lancie e li cavagli petto per petto e le teste deli cavagli l’una