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66 | la leggenda di tristano |
che neuno sapia loro fatto. E imperciò è loro mandato questo
iscudo perch’eglino sappiano per certo che questa donna che
manda questo iscudo sí sae tutto loro fatto. E quando eglino
avranno compiuto loro amore, sí si chiuderae lo scudo e sarae
cosi forte nel mezzo sí come in altra parte.» A tanto sí si
parte la damigella sanza piú dire e cavalcoe infino al’entrante
del bosco. Ed ebbe trovato uno cavaliere ed egli si disse:
«Damigella, dami lo scudo». Ed ella disse: «Cavaliere, certo
non faroe». Allora sí le tolse lo cavaliere lo scudo e diede
ala damigella molto grandi colpi. E la damigella si tornoe
piangendo e lamentandosi molto a T., e T. quando la vide
disse: «Damigella, che hai?». Ed ella si gli disse lo fatto.
E T. sí chiamoe Governale e fassi venire l’arme, ed egli sí
glila portoe tantosto e dissegli: «T., se tu vuogli combattere
con tutti li cavalieri del reame di Longres, assai avrai che
fare». ET. rispuose e disse: «Questo non si puote vietare».
LIV. — Tristano cavalca e giunse lo cavaliere e dissegli: «Cavaliere, e’ ti conviene giostrare». E lo cavaliere si volse e fiede T. e ruppegli la lancia adosso; e T. fiedi a lui e caccialo a terra del cavallo. E disse ala damigella: «Damigella, prendi lo scudo». E disse T. alo cavaliere: «Cavaliere, egli conviene che tu sí mi dichi tuo nome». E lo cavaliere rispuose e disse: «Fidatemi voi la persona? ed io il vi diroe». T. disse: «Ed io sí ti la fido». E lo cavaliere disse: «Io sono Brius sens pitié». E quando T. udio suo nome, no lo vorrebe avere affidato per una cittade. Ed allora sí gli comandoe T. che vada a messer Galvano lo leale per suo pregione da sua parte. Ed allora gli disse Brius e priegalo per Dio ched egli no lo vi debia mandare, e disse: «Uccidetemi anzi voi che voi mi vi mandiate». E T. rispuose e dissegli: «Io vi mando perch’egli t’uccida; e dacch’io t’ho fidato, sí vi ti conviene pur andare». Allora sí gli venne dietro Brius infino ali padiglioni, pregandolo che no lo vi mandasse; e a tanto sí fue pur mistiere ched egli v’andasse. E la damigella sí disse a T. sí come lo re Arturi e la reina non ierano a Gamellotto,