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CXXXV. — A tanto dice lo conto, che tanto dimorarono in cotale maniera, che l’ora sí fue venuta del mangiare, e lo re sí comandoe che l’aqua sí fosse data. E quando li damigelli intesero questo comandamento, incontanente si diedero l’aqua alo re ed a T. ed a tutti gli altri baroni e cavalieri ed a tutte le dame e le damigelle. E dappoi sí andarono a tavola, e quando fuerono tutti a tavola, e le vivande sí vennero a molto grande dovizia. E quando le vivande fuorono venute, e tutta gente sí incominciarono a mangiare con molta grande allegrezza. Ma tanto dimorarono in cotale maniera che [p. 178 modifica] lo giorno si trapassoe e la notte s’appressimoe. E quando la notte fue venuta, e tutta gente sí incominciarono a fare la maggiore allegrezza che giamai fosse fatta per cotanta gente.

Ma tanto dimorarono in cotale maniera, che l’ora sí fue venuta che T. si dovea coricare con Isotta dele bianci mani. Ma ora si parrá se la bella Isotta la bionda di Cornovaglia diffenderae che T. non faccia con Isotta dele bianci mani altro giuco che di basciare e d’abracciare. Ma istando per uno poco, ed Isotta si andò a posare e molte dame e damigelle sí andarono co lei in camera; e istando per uno poco, e Isotta sí s’andò a letto, sí come si convenia. E istando per uno poco, e T. sí andoe in camera per andare a letto, e suo volere sí iera d’avere Isotta a tutto suo piacere. Ma quando le dame e le damigelle, le quali sí aveano accompagnata Isotta in camera, elle videro venire T., tutte sí si partirono dela camera e andaronsine a loro via alli loro alberghi. Ma istando per uno poco, e T. sí andò a letto con Isotta dele bianci mani; e quando fue a letto, e tutta gente sí si pardo dela camera e andarono a loro via. Ma dappoi che T. fue a letto cola sua dama, ed egli sí la ’ncomincioe molto a risguardare, e nela camera si ardiano tuttavia iiij torchi di cera, sí com’era loro usanza. Ma T. vedendo Isotta cotanto bella e cotanto avenante di tutte cose, incominciò forte a pensare, e pensando in cotale maniera ed a lui si risovenne molto dela bella Isotta di Cornovaglia, ed anche sí gli risovenne molto delo comandamento lo quale ella gli avea fatto. E ricordandosi di tutte queste cose, ed egli pensando sovra ciò, sí disse infra se istesso: «Certo io veggio che sed io foe altro giuco con Isotta la quale è quie, che mia dama Isotta la bionda m’abia comandato, adunqua saria falsato lo nostro leale amore; e se mia dama sapesse la mia falsitá, ella s’ucciderebbe incontanente, e io sí sarei appellato disleale cavaliere al’amore. E imperciò io non voglio giugare con Isotta dele bianci mani d’altro giuco se non d’abracciare e di basciare, sí come la bella Isotta la bionda m’hae comandato». E questa sí fue la fine de’ suoi pensieri. E istando per uno poco, e T. sí si volse inverso la [p. 179 modifica] sua dama e presela in braccio ed incominciolla ad abracciare ed a basciare molto istrettamente. E quando Isotta dele bianci mani era in braccio a T., ella non domandava altro a Dio nostro segnore se non di stare tutta fiata con T. in braccio. E a tanto dimorarono in cotale maniera che la notte si trapassoe e lo giorno appressimava molto forte. E quando lo re vide lo giorno, fue molto allegro e incontanente sí prese li drappi e partisi dela camera e andoe nela sala delo palagio. E quando fue nela sala, ed egli sí trovoe molti baroni e cavalieri e molte dame e damigelle, le quali lí sí faciano molto grande allegrezza. E istando per uno poco, e lo re sí andò ali suoi baroni e cavalieri, e incominciarono a parlare di molte aventure e dela grande allegrezza, la quale eglino aviano di T.