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CXL CXLII

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CXLI. — E a tanto dice lo conto, che istando la bella Isotta in cotanto dolore, ed ella sí chiamoe Braguina e sí le disse: «Braguina, io sí voglio che tu si debbie apparecchiarti, imperciò ch’io voglio che tu sí vadi a T. nela Pititta Brettagna e porteragli uno brieve dala mia parte, Io quale io ti daroe». E quando Braguina intese queste parole, sí rispuose e disse: «Madonna, questo farò io volontieri». E a tanto si [p. 185 modifica] si partio Braguina dela torre da madonna Isotta e tornò ala sua camera, e incontanente sí mandoe per iiij servi, che dovessero andare a lei. E quando li servi intesero lo comandamento di Braguina, incontanente sí andarono a lei. E quando Braguina gli vide, sí disse loro: «Andate e sí vi apparecchiate di vostri cavagli e alo maitino sí verrete con meco. Ma bene vi comando che voi sí vi dobiate bene guardare, che voi di queste cose voi non diciate neente, a neuna persona che sia». E quando li servi intesero queste parole, fuorono molto allegri e rispuosero e dissero: «Braguina, questo faremo noi molto volontieri». E a tanto sí andarono via li quatro servi.

Ma istando in cotale maniera, e madonna Isotta sí fece lo brieve e suggellollo con uno suggello che T. conoscea bene. Ma istando in cotale maniera, e lo re Marco sí andò a madonna Isotta, e quando fu a lei ed egli sí le ricontoe tutte le parole che Lambeguis avea dette; imperciò che lo re non credea ch’ella ne sapesse neente di queste cose. E quando madonna Isotta intese le parole delo re Marco, fue molto dolorosa, ma ella non mostrò alo re ch’ella n’avesse neuno dolore. Ed appresso sí disse: «Re Marco, se T. hae presa Isotta dele bianci mani per sua dama, io ne sono molt’allegra, e quant’ella fosse maggiore dama e piú bella, tanto sí converrebe piú e meglio a T., perch’egli è lo piú bello cavaliere che sia al mondo e lo piú pro e lo piú cortese. E imperciò si converebe a lui quello e ancora piú innanzi. Onde voi sí ne dovete essere molto allegro, quanto egli ha piú d’onore e di bene. E certo se T. non tornò mai in Cornovaglia, egli hae molto grande ragione, quando egli hae cosí bella dama, sí come voi mi dite, e quand’egli hae aquistato per forza d’arme uno cotale reame, com’è la Pititta Brettagna. Ma io so che voi non conquisterete giamai neuno reame né villa né castello per vostra prodezza». Molto parloe madonna Isotta dele parole, le quali lo re Marco avea dette. Ma quando lo re intese queste parole, incontanente andoe fuori dela camera e tornossi nela sala delo palagio e non volle rispondere ale parole che la reina avea dette. Ma dappoi che lo re fue partito, sí come [p. 186 modifica] detto èe, e madonna Isotta si mandoe per Braguina, che dovesse andare a lei. E quando la damigella intese lo comandamento dela reina, incontanente andò a lei. E quando madonna Isotta vide Braguina, fue molto allegra e dissele: «Damigella, ora prendi questo brieve e alo maitino sí ti lieva e andrai a tua via coli servi, sí com’io detto t’hoe. Ma tuttavia sí ti ricordo che tue ti debie bene guardare, che tue non torni in Cornovaglia sanza T. E tutta fiata sí lo saluta dala mia parte bene mille fiate, ed appresso sí gli diviserai tutta l’aventura, sí come a me è adivenuta, e sí come io istò in pregione, ed anche sí gli dicerai dala mia parte che incontanente egli sí debia tornare e sanza neuna dimoranza». E quando Braguina ebe intese queste parole, sí rispose e disse: «Mia dama Isotta, questo farò io volontieri». E a tanto sí si partío Braguina da madonna Isotta e tornò ala sua camera. E tanto dimorarono in cotale maniera, che lo giorno sí trapassoe e la notte appressimoe, e quando la notte fue venuta, e tutta gente si andò a posare. E quando Braguina fue a letto, ed ella sí dormio infino a l’alba del giorno. E quand’ella vide l’alba del giorno, incontanente sí prese li drappi ed acconciossi molto riccamente; e quando fue acconcia di tutte cose, ed ella sí andoe e montoe a cavallo con tutti e quatro li servi e presero loro cammino, per andare nela Pititta Brettagna, e cavalcavano molto tostamente.

Ma ora lascio lo conto di parlare di Braguina e torno a T., perché bene lo saperemo trovare quando luogo e tempo sarae.