La leggenda di Tristano/CLXXXVIII
Questo testo è completo. |
◄ | CLXXXVII | CLXXXIX | ► |
CLXXXVIII. — Ma in questa parte dice lo conto, che quando lo forestiero intese queste parole, fue molto dolente, per le parole le quali avea dette lo re siniscalco di lui. E istando per uno poco, disse: «Certo, a voi è ragione che voi abiate assai damaggio, per le molte villanie che voi diceste di lui; ché per mia fé io non crederei ch’egli fosse altro che pro cavaliere a dimisura. Imperciò ch’io non vidi unqua uno cavaliere sí bello com’è egli né uno cosí cortese, al mio parere». Molto parlavano tutti li cavalieri di questa aventura. E istando in cotale maniera, ed eglino sí andarono nela sala dela magione e disarmaronsi intrambodue li cavalieri, i quali erano innaverati; e lo re siniscalco andò a posare in uno letto, imperciò ch’egli non avea podere di stare ritto, per lo grande colpo lo quale egli avea ricevuto. E quando lo forestiero vide disarmato Gariet, incontanente gli incominciò a risguardare le ferite. E quando l’ebe risguardate, ed egli sí disse: «Gariet, voi non avete fedita, onde voi abisogniate (riposo), e sanza fallo». E istando per uno poco, ed egli sí gli aconcioe la fedita, sí come si con venia; e quando l’ebe aconcie, ed eglino sí andarono tutti ala camera, lá dov’iera lo re siniscalco. E quando fuorono a lui, e lo forestiero incominciò a risguardare le ferite delo re siniscalco, e quando l’ebe risguardate da tutte parti, ed egli disse: «Per mia fé, re siniscalco, voi non porterete arme, imprima passerá uno mese; imperciò che voi siete troppo malvagiamente innaverato. E se la lancia fosse venuta piú alta, voi eravate morto sanza neuno fallo». E tutto adivenne cosí come lo forestiero disse, ch’egli stette pe# uno mese e piue, ch’egli non portò arme. Ma istando in cotale maniera, ed egli sí gli concioe le ferite [sí come si convenia]. E quando fue fasciato e Gariet disse: «Cavalieri, io mi metterò in aventura per trovare quello cavaliere, per sapere suo nome, sed io unqua poroe; imperciò che a me sembra ch’egli è lo piú pro cavaliere che sia al mondo. E quando io saproe suo nome e io tornerò a voi. E imperciò io v’acomando a Dio, ch’io mi parto».