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la leggenda di tristano | 243 |
grande colpo lo quale egli avea ricevuto. E quando lo forestiero vide disarmato Gariet, incontanente gli incominciò a
risguardare le ferite. E quando l’ebe risguardate, ed egli sí
disse: «Gariet, voi non avete fedita, onde voi abisogniate
(riposo), e sanza fallo». E istando per uno poco, ed egli sí
gli aconcioe la fedita, sí come si con venia; e quando l’ebe
aconcie, ed eglino sí andarono tutti ala camera, lá dov’iera
lo re siniscalco. E quando fuorono a lui, e lo forestiero incominciò a risguardare le ferite delo re siniscalco, e quando
l’ebe risguardate da tutte parti, ed egli disse: «Per mia fé,
re siniscalco, voi non porterete arme, imprima passerá uno
mese; imperciò che voi siete troppo malvagiamente innaverato.
E se la lancia fosse venuta piú alta, voi eravate morto sanza
neuno fallo». E tutto adivenne cosí come lo forestiero disse,
ch’egli stette pe# uno mese e piue, ch’egli non portò arme.
Ma istando in cotale maniera, ed egli sí gli concioe le ferite
[sí come si convenia]. E quando fue fasciato e Gariet disse:
«Cavalieri, io mi metterò in aventura per trovare quello cavaliere, per sapere suo nome, sed io unqua poroe; imperciò
che a me sembra ch’egli è lo piú pro cavaliere che sia al
mondo. E quando io saproe suo nome e io tornerò a voi.
E imperciò io v’acomando a Dio, ch’io mi parto».
CLXXXIX. — A tanto dice lo conto, che quando Gariet intese queste parole, fue molto allegro e disse: «Per mia fé, cugino, voi non andrete sanza me in nessuna maniera; ma io verroe con voi». E a tanto si partirono dalo re siniscalco, e montano a cavallo e incominciano a cavalcare molto tostamente.
Ma dappoi che T. fue partito dali cavalieri, sí come detto è, ed egli sí cavalcoe tanto ch’egli si pervenne ad una molta bella fontana, la quale sí era in uno prato molto bello, e la foresta sí era da ogne parte. E quando T. vide la fontana, incontanente ismontoe da cavallo e levossi lo scudo da collo e trassesi l’elmo di testa, e puose giuso ogne cosa e incominciossi a riposare. E disse in fra se istesso: «Certo io non