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242 | la leggenda di tristano |
diceste, che giamai non vi partireste di qui per trovare lo re
Artú. Ma tanto mi dite, se Dio vi salvi, ch’è adivenuto di
quello cavaliere, che voi tanto dispregiaste iersera?». E quando
lo re siniscalco intese queste parole, fue molto dolente; imperciò ch’egli vedea bene e conoscea e ricordavasi ch’egli
avea fatta villania alo cavaliere. E istando per uno poco, ed
egli sí disse: «Forestiere, ora sappiate che quello cavaliere,
che voi credavate che fosse di Cornovaglia, egli non è di
Cornovaglia; ma a me è aviso ch’egli sia lo migliore cavaliere, che unqua fosse al mondo. E voglio che voi sappiate
che noi sí combattemmo co lui ed egli sí ci abatteo tutti e
tree, e me si hae innaverato molto malvagiamente, e anche
Gariet hae innaverato altressie, ma non tanto quant’io; e
certo egli mostroe molta grande prodezza e cortesia a Garies,
che quando egli andò a combattere Garies co lui, e lo cavaliere sí volse lo ferro dela lancia di dietro, e ferío a Garies
e diedegli sí grande colpo ch’abatteo lui e lo cavallo. Onde
noi possiamo bene dire che noi unquamai noi non vedemmo
uno cosí bello combattitore, com’egli». Ed appresso sí divisoe
tutta l’aventura sí com’iera istata, e in che maniera si partirono da lui per combattere, e tutte cose gli contò alo forestiero, sí come lo nostro conto hae divisato.
CLXXXVIII. — Ma in questa parte dice lo conto, che quando lo forestiero intese queste parole, fue molto dolente, per le parole le quali avea dette lo re siniscalco di lui. E istando per uno poco, disse: «Certo, a voi è ragione che voi abiate assai damaggio, per le molte villanie che voi diceste di lui; ché per mia fé io non crederei ch’egli fosse altro che pro cavaliere a dimisura. Imperciò ch’io non vidi unqua uno cavaliere sí bello com’è egli né uno cosí cortese, al mio parere». Molto parlavano tutti li cavalieri di questa aventura. E istando in cotale maniera, ed eglino sí andarono nela sala dela magione e disarmaronsi intrambodue li cavalieri, i quali erano innaverati; e lo re siniscalco andò a posare in uno letto, imperciò ch’egli non avea podere di stare ritto, per lo