La leggenda di Tristano/CIV
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CIV. — In questa parte dice lo conto, che dappoi che T. fue in mare, sí andarono tanto per loro giornate che pervennero al porto di Pitetta Brettagna. E quando T. fue al porto, incontanente ismontò in terra ed egli e Governale, co’ suoi drappi e co’ suoi cavagli e cole sue arme. E dappoi che fuorono in terra, e T. sí donò ali segnori dela nave XII marchi d’argento, e lo mastro dela nave si prese questo argento e ringraziò assai T. di questo dono, ch’egli gli avea fatto. Ma se alcuno mi domandará quanto istette T. in mare, prima ch’egli arivasse ala Pitetta Brettagna, io dirò ch’egli istette in mare XV giorni e XV notte. Ma dappoi che T. fue in terra, sí com’io v’ho detto, e T. sí domandoe dela via per andare ala corte deio re dela Pitetta Brettagna, e lo mastro dela nave sí insegnò a T. la via per andare ala corte del ree. E a tanto sí si partio T. dalo mastro dela nave e disconmiatarsi insieme e dicono addio addio. E T. prese suo cammino e andò a sua via. Ma in questa parte dice lo conto, che dappoi che T. si fue partito dalo mastro dela nave, incominciò a cavalcare inverso la corte delo ree. E cavalcando in cotale maniera, e T. disse a Governale: «Io voglio che tu debie tenere credenzia lo mio nome e no lo debbie dire a neuna persona di mondo, perché troppo mi potrebbe innoiare di sapere lo mio nome». E Governale, quando intese la volontade di T., sí disse: «Questo farò io bene volontieri». E a tanto sí finirono loro parlamento e incominciarono a cavalcare molto tostamente inverso la cittade. E tanto cavalcano in cotale maniera che T. sí pervenne ala cittade. E vide murare le mura e vide fare molte torre di pietre e di legname e ieravi molto grande gente ad afforzare questa cittade. Ma T. sí era tutto ismorto per lo grande male ch’egli avea . . . . . . . Ed egli sí domandoe uno cavaliere per sapere quale fosse lo re, ed egli sí disse: «Cavaliere, quegli sí è lo ree, lo quale voi vedete che cavalca quello solo palafreno». E T. quando il vide, sí cavalcoe in quella parte in su uno ponte della cittade. E dappoi che T. ebe giunto lo re, ed egli sí gli disse: «Messer lo re dela Pititta Brettagna, io sí sono venuto a voi, sí come quello cavaliere che m’abisogna assai lo vostro aiuto. Onde sappiate ched io sono uno cavaliere di lontano paese, lo quale io sostegno molti dolori d’una fedita la quale io abo, e non ho trovato guerigione in nessuna parte. Or mi fue insegnato che in questo vostro reame sí ha una damigella, la quale sa di queste cose piú che neun’altra damigella che sia al mondo. Ed imperciò sí vi priego che vi debia piacere che voi sí mi dobiate fare aiutare, quando a voi piaccia, sí che per Dio innanzi ed appresso per voi io trovasse guarigione».