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146 | la leggenda di tristano |
parlamento e incominciarono a cavalcare molto tostamente
inverso la cittade. E tanto cavalcano in cotale maniera che
T. sí pervenne ala cittade. E vide murare le mura e vide
fare molte torre di pietre e di legname e ieravi molto grande
gente ad afforzare questa cittade. Ma T. sí era tutto ismorto
per lo grande male ch’egli avea . . . . . . .
Ed egli sí domandoe uno cavaliere per sapere quale fosse lo
re, ed egli sí disse: «Cavaliere, quegli sí è lo ree, lo quale
voi vedete che cavalca quello solo palafreno». E T. quando
il vide, sí cavalcoe in quella parte in su uno ponte della cittade. E dappoi che T. ebe giunto lo re, ed egli sí gli disse:
«Messer lo re dela Pititta Brettagna, io sí sono venuto a voi,
sí come quello cavaliere che m’abisogna assai lo vostro aiuto.
Onde sappiate ched io sono uno cavaliere di lontano paese,
lo quale io sostegno molti dolori d’una fedita la quale io abo,
e non ho trovato guerigione in nessuna parte. Or mi fue insegnato che in questo vostro reame sí ha una damigella, la
quale sa di queste cose piú che neun’altra damigella che sia
al mondo. Ed imperciò sí vi priego che vi debia piacere che
voi sí mi dobiate fare aiutare, quando a voi piaccia, sí che
per Dio innanzi ed appresso per voi io trovasse guarigione».
CV. — In questa parte dice lo conto, che quando lo re intese queste parole fue molto allegro. E incontanente sí incominciò a risguardare T. e videlo tanto bello e tanto avenante, che bene si rasembrava ched egli dovesse essere pro cavaliere a dismisura. E dappoi che l’ebe assai riguardato, ed egli sí gli disse: «Cavaliere, io sí vi meneroe alo mio palagio e sí vi faroe medicare del vostro male, sí ch’i ho isperanza nel nostro segnore Iddio che voi tostamente sí tornerete a guerigione».
CVI. — In questa parte dice lo conto, che quando T. intese queste parole fue molto allegro e ringranziò assai lo re di questo dono. E dappoi sí si dipartio lo re e T., con altri cavalieri, e tornò alo suo [palagio]. E quando fue alo suo