Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
la leggenda di tristano | 145 |
sula nave e Governale andoe co lui. E dappoi che fuorono
ricolti in su la nave, e li mastri marinari sí dirizzarono loro
vele al vento. E lo mare è molto in grande bonaccia, sí che
in poca d’ora fuorono dilungati assai infra mare. E quando
T. si sentio nell’alto mare, e egli sí incomincioe a fare molto
grande lamento, e dicea: «Oi lasso me, T., com’è forte questa aventura, quando tu ti parti dala bella dama, la piú [bella]
che unqua mai fosse al mondo! E ora se’ messo in via per
andare in altro paese, e oggimai io non vi potrò vedere, sí
com’io solea». Molto si duole T. di questa aventura, per
amore di madonna Isotta.
CIV. — In questa parte dice lo conto, che dappoi che T. fue in mare, sí andarono tanto per loro giornate che pervennero al porto di Pitetta Brettagna. E quando T. fue al porto, incontanente ismontò in terra ed egli e Governale, co’ suoi drappi e co’ suoi cavagli e cole sue arme. E dappoi che fuorono in terra, e T. sí donò ali segnori dela nave XII marchi d’argento, e lo mastro dela nave si prese questo argento e ringraziò assai T. di questo dono, ch’egli gli avea fatto. Ma se alcuno mi domandará quanto istette T. in mare, prima ch’egli arivasse ala Pitetta Brettagna, io dirò ch’egli istette in mare XV giorni e XV notte. Ma dappoi che T. fue in terra, sí com’io v’ho detto, e T. sí domandoe dela via per andare ala corte deio re dela Pitetta Brettagna, e lo mastro dela nave sí insegnò a T. la via per andare ala corte del ree. E a tanto sí si partio T. dalo mastro dela nave e disconmiatarsi insieme e dicono addio addio. E T. prese suo cammino e andò a sua via. Ma in questa parte dice lo conto, che dappoi che T. si fue partito dalo mastro dela nave, incominciò a cavalcare inverso la corte delo ree. E cavalcando in cotale maniera, e T. disse a Governale: «Io voglio che tu debie tenere credenzia lo mio nome e no lo debbie dire a neuna persona di mondo, perché troppo mi potrebbe innoiare di sapere lo mio nome». E Governale, quando intese la volontade di T., sí disse: «Questo farò io bene volontieri». E a tanto sí finirono loro