La leggenda di Tristano/CIII
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CIII. — Ma ora lascio lo conto di parlare di Braguina e torno a T., perché bene lo sapremo trovare, quando luogo e tempo sarae. Ma dappoi che T. si fue partito da Braguina, sí come detto è, incominciò a cavalcare inverso lo porto di Tintoil. E quando fue al porto ed egli sí trovoe una nave, la quale sí era apparecchiata per andare a sua via. E T. quando vide la nave fue molto allegro, e andò alo mastro dela nave e dissegli: «Mastro, io sono uno cavaliere errante, lo quale io vorrei passare con voi in questa nave, quando a voi piacesse. E io sí vi donerò tanto argento quanto voi vorrete». E lo mastro dela nave incominciò a riguardare a T. e parvegli uno molto bello cavaliere. Ed or lo prende a dimandare e dissegli: «Messer, in quale parte volete voi andare? imperciò che se voi volete andare in nostro viaggio, io sí vi porterò volontieri. Ma se voi non voleste venire in nostro viaggio, io non vi porterei in altra parte in nessuna maniera di mondo». E T. sí rispuose e disse: «Mastro, io sí vorrei andare indela Pitetta Brettagna, o volete voi in un altro reame, quale voi piace». E lo mastro marenaio dela nave sí rispuose e disse: «Certo, cavaliere, e noi indela Pitetta Brettagna volemo andare. E se voi volete venire, e a noi piace assai». E T. quando intese le parole del prodduomo dela nave, fue molto allegro e disse: «Io voglio andare in quello medesimo luogo, lá ove a voi piaccia». E a tanto sí fece mettere T. li suoi cavagli in su la nave, e appresso sí si ricolse egli in sula nave e Governale andoe co lui. E dappoi che fuorono ricolti in su la nave, e li mastri marinari sí dirizzarono loro vele al vento. E lo mare è molto in grande bonaccia, sí che in poca d’ora fuorono dilungati assai infra mare. E quando T. si sentio nell’alto mare, e egli sí incomincioe a fare molto grande lamento, e dicea: «Oi lasso me, T., com’è forte questa aventura, quando tu ti parti dala bella dama, la piú [bella] che unqua mai fosse al mondo! E ora se’ messo in via per andare in altro paese, e oggimai io non vi potrò vedere, sí com’io solea». Molto si duole T. di questa aventura, per amore di madonna Isotta.