La leggenda di Tristano/CCXXXI

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CCXXXI. — Lo re che bene vede e conosce ch’elli è andato via né rispondere non puote, incomincia a piangere molto fortemente. «Bello zio» disse T. «non piangete, che ’l piangere non vale niente. Vostro piangere viene ora da letizia; será anc’ora a certo, che voi perderete assai piú di T. che voi non credete. Bello zio, solamente tanto vi dimando e tanto vi prego, che facciate per me e per cortesia di voi — e questa è la diretana ricchezza che io vi cheggio —, che voi mia dama Y. facciate venire dinanzi a me, sí ch’io la veggia a mia fine e ch’ella mi veggia finire; ché sappiate veracemente che io morrò oggi o domane. Per ciò disidero sopra tutte le cose di vederla ala mia morte». «Bello nipote» disse lo re Marco «quando voi volete che la reina venga a voi, ella ci verrá immantenente». E incontanente manda per lei, e ella venne quello giorno medesimo. Ma bene sappiate ch’ella era dolente e trista assai piú che mai fusse, né giamai non disiderò tanto la morte come ella la disidera ora indiritto, da poi ch’ella sa veramente che T. non puote scampare. E quando morire li conviene, sí vorebbe ora indiritto morire ella, e non prega Idio d’altro se non che la morte venga tosto, ch’ella morrá con T.