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la leggenda di tristano 283


derate, ché T. vederete finire oggi o dimane. Io non posso piú, se non che io aspetto la morte. E voi re Marco, che tanto disiderate mia morte, voi avete creduto fare vostro pro d’uccidermi, ma ciò fie piú vostro damaggio che vostro pro. Se m’aiuti Idio, anco sera ora che voi vorreste che vi costasse mezzo lo vostro reame e non aveste T. morto. Ma cosí è avenuto; elli non puote ora mai altro essere». E quando ha dette queste parole, lo re Marco incomincia a piangere fortemente.


CCXXXI. — Lo re che bene vede e conosce ch’elli è andato via né rispondere non puote, incomincia a piangere molto fortemente. «Bello zio» disse T. «non piangete, che ’l piangere non vale niente. Vostro piangere viene ora da letizia; será anc’ora a certo, che voi perderete assai piú di T. che voi non credete. Bello zio, solamente tanto vi dimando e tanto vi prego, che facciate per me e per cortesia di voi — e questa è la diretana ricchezza che io vi cheggio —, che voi mia dama Y. facciate venire dinanzi a me, sí ch’io la veggia a mia fine e ch’ella mi veggia finire; ché sappiate veracemente che io morrò oggi o domane. Per ciò disidero sopra tutte le cose di vederla ala mia morte». «Bello nipote» disse lo re Marco «quando voi volete che la reina venga a voi, ella ci verrá immantenente». E incontanente manda per lei, e ella venne quello giorno medesimo. Ma bene sappiate ch’ella era dolente e trista assai piú che mai fusse, né giamai non disiderò tanto la morte come ella la disidera ora indiritto, da poi ch’ella sa veramente che T. non puote scampare. E quando morire li conviene, sí vorebbe ora indiritto morire ella, e non prega Idio d’altro se non che la morte venga tosto, ch’ella morrá con T.


CCXXXII. — E quando T. vide venire Y.. quella cui tanto amava e cui tanto disiderava a vedere, volentieri si serebbe dirizzato contra di lei; ma elli non puote. Tutta via [fece egli tanto come egli puote, e questo] fue di parlare e di dire: «Mia dama Y., ben vegnate voi. Voi venite a me; ora sappiate che