La leggenda di Tristano/CCXXIV

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CCXXIV. — In cotale maniera parlavano del gigante, che d’altro fatto non tenevano allora parlamento; [e cosí parlando, elli cavalcano] tanto che sono venuti ala casa della dama, che messer T. avia parlato. Quella sera T. riguarda la ferita di messer Estor, e trova che duramente era innaverato e che rimanere li conviene a forza lá dentro. Dimora messer T. iij giorni a compagnia di messer Estor e poi si parte, e disse [p. 279 modifica] ora mai voleva cavalcare inverso Cornovaglia, ché assai avea dimorato nel reame di Norgales. Tanto ci ha perduto, che giamai quelle perdite non riaquisterá, se aventura no li è troppo diritta.

Uno giorno avenne, apresso ciò che messer T. si fu partito da messer Estor di Mares, che quando elli fu apressato allo reame [di Longres] e elli entra in una foresta, e era travagliato duramente e lo suo cavallo altresí. E perciò ismonta elli davanti ad una fontana e pensa che qui voleva albergare la notte, e al mattino si metterá per tempo al cammino e verrá tosto ala marina, che presso v’era. E quando elli fue disceso dinanzi dala fontana, elli pensa di suo cavallo come elli lo possa governare, e lascialo andare a pascere in quale parte elli vuole. E quivi dimora tutta la notte, e la mattina, sí come i’ ho ditto, quando fue alo mare, trovò Sagranor e lui tenne a sua compagnia, e disseti che li piacesse di tornare con lui in Cornovaglia; ed elli lo fece volentieri, perciò ch’elli era cortese cavaliere e gentile uomo. E cosí intrarono ambodue in una nave, e tanto andarono in cotale maniera che giunsero in Cornovaglia, ov’elli si misero nel castello Dinas, che molto fu lieto di sua venuta e molto se ne meraviglia duramente. E quando la reina Y. senti ch’el suo caro amico era venuto in Cornovaglia, s’ella fu lieta e gioiosa non ne dimandate. Ed ella fece tanto che T. l’andoe a parlare con lei insieme.