La leggenda di Tristano/CCXLIII

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CCXLIII. — In mezzo della chiesa dirittamente era la sipoltura delli due amanti, sí ricca che nulla se ne serebbe trovata piú a quello tempo, sí come io a voi ho detto. Al piè della sipultura giaceva due imagine diritte, di marmo bianco intagliate [e lavorate molto sottilmente] e erano quelle due imagine ciascuna cosí grande come uno uomo. L’una dele imagine era fatta in sembianza di cavaliere, sí bello e sí riccamente aoperato, ch’elli era aviso a quelli che la riguardavano, che lo [p. 294 modifica] cavaliere fusse in vita. E elli teneva la sua mano sinistra dinanzi suo petto tutta chiusa, altresi come s’elli tenesse afibbiato suo mantello; e lo braccio destro teneva teso inver le genti, e teneva in quella mana [la] spada tutta nuda, ciò era quella spada medesima con la quale l’Amoroldo fue ucciso, e alo piatto dela spada avia scritte lettere, che dicieno: T. L’altra imagine ch’era fatta in sembianza di donna, avea lettere in mezzo del petto che dicieno: Y. E sappiate che l’uomo non arebe trovato a quello punto in tutto lo mondo due imagine sí bene fatte, che quelle non fussero meglio.