La leggenda di Tristano/CCVIII
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CCVIII. — Ma se alcuno mi domanderae come avea nome questo cavaliere, io diroe che questi si era monsignor Lansalotto di Laca, [lo quale] è cotanto rinominato di prodezze. Ma quando monsignor Lansalotto intese queste parole, fue molto allegro a dismisura, e disse: «Forestiero, certo io sono molto allegro che monsignor T. hae diliverato lo re Arturi, imperciò ch’io voglio che voi sappiate, ch’egli è lo migliore cavaliere che voi unquanche udiste parlare». Molto fue allegro Lansalotto di questa aventura. F. a tanto sí andoe nela sala, e quivi sí trovoe lo re Artú; [e quando lo re Artú] vide monsignor Lansalotto, fecegli molto grande festa. E Lansalotto disse: «Certo, monsignor, io sono molto allegro, quando voi siete diliverato per lo migliore cavaliere, ched io unqua udisse contare, sí com’è monsignor T. di Cornovaglia. Onde io voglio che voi sappiate che monsignor T. hae tanto fatto d’onore e di cortesia a voi, che tutti gli altri cavalieri gli deono portare molto grande onore, e io ispecialmente gli debo portare piú d’onore che neuno altro cavaliere di vostra corte. Imperciò che voi sapete che al tempo che voi eravate in Gaules ala corte delo re Pellinoro, con tutti gli altri cavalieri, e lo re Languis d’Irlanda venne a Cameliotto per difendersi delo tradimento ond’egli era appellato; e allora combatteo monsignor T. per lo re Languis d’Irlanda, e Branoro mio cuscino combatteo co lui. E quando venne ala fine dela battaglia, e monsignor T. vinse Branoro per forza d’arme, né no lo volle uccidere in nessuna maniera, sí come udito avete e inteso. E ora hae diliverato voi per sua prodezza. E imperciò io mi metterei volontieri in aventura per trovare lui, se non fosse che sarebe troppo grande villania di lasciare voi; imperciò che noi siemo istati troppo tempo diffuori dala vostra corte». Molto parla monsignor Lansalotto di questa aventura.