Sen riede a noi dalle remote sponde
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LXXII
V
Sen riede a noi dalle remote sponde
Della Fenicia Argiva,
E di dove Neréo rinfrange l’onde
Pur di Lajazzo all’arenosa riva,
5Del nostro re la bella armata, e riede
Carca d’alme perverse
In ogni tempo avverse
Allo splendor della Cristiana Fede;
E reca bronzi, che temprar fa Marte
10In più mortal fucina,
Quando di membra lacerate e sparte
Ingombrar le campagne egli destina.
Nè molto andrà che de’ metalli stessi
Un fulminar feroce
15Udranno in Asia, di spavento oppressi,
Ed in Libia ogni porto ed ogni foce;
Ma se brama il convito i vin spumanti,
Dolcezza alma di cori,
E se i guerrier sudori
20Su Pindarica cetra amano i canti;
Flora gentile, Arno reale, il plettro
Oggi in man vi recate,
E di quell’arpa non men sparsa d’elettro,
Di che si ricchi e si superbi andate.
25Che direm not? l’umane cose in terra
Il caso le governa?
Bestemmia: i cieli, e ciò che in lor si serra,
Regge il saper della Possanza eterna;
Quinci apparvero qui spiriti accesi
30Verso i buon Citaristi,
Onde i miglior fur visti
Farsi il Parnaso lor questi paesi.
A ragione in Val d’Arno e paschi e nidi
Godono i Cigni egregi,
35Poichè han da sollevar musici gridi,
Lodando i Duci, e di Firenze i Regi.
Non conterò la cantatrice schiera,
Nè pur dironne il nome;
Chè pria l’arene, e pria per primavera
40Potrei d’un bosco numerar le chiome:
Ben afferm’io che sì gentil famiglia
È de’ regni ornamento;
E che al Febeo concento
L’Aquila su nel ciel china le ciglia;
45E sì dal sonno vinta abbassa l’ali,
Che pur quegli abbandona,
Onde è ministra, fulmini immortali,
Perchè Giove quaggiù spesso non tuona.
Che più? le Parche, ove la bella Clio
50Tempra l’Aonia cetra,
I puri velli han di filar desío,
E lungo stame nostra vita impetra;
E Lete al suono dell’amabil arco
Tranquilla i gorghi suoi,
55Tal ch’indi i sommi eroi
Ne’ golfi dell’obblío trovano il varco,
Almo tragitto! e fan soggiorno al fine,
Scorti dalla virtute,
Infra le stelle d’or, magion divine,
60Ove trombe per lor mai non son mute.
O quaggiù fra’ mortali alma diletta,
Pregio de’ tuoi sublime,
Gran Ferdinando, colassù t’aspetta
Seggio ben scelto infra le sedie prime.
65In tanto vivi lungamente, e godi;
Tu di virtute altero,
Tu singolar d’Impero
Italia non avrai scarsa di lodi.
Io certamente, o re, via più che d’oro,
70Bramoso di tua gloria,
Nudrirò di Parnaso un verde alloro,
Per sempre coronar la tua memoria.