La frebbe maggnarella

Giuseppe Gioachino Belli

1837 Indice:Sonetti romaneschi V.djvu sonetti caudati letteratura La frebbe maggnarella Intestazione 2 novembre 2022 25% Da definire

Er deposito p'er padre Er conto de le posate
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1837

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LA FREBBE MAGGNARELLA1

     Quer che ssia l’appitito, a Ssarafino
Sta’ ccerta ch’er maggnà nnun j’arincressce.
Jerzera se sparì2 un piatton de pessce
Che ssarebbe abbastato pe’ un burrino.

     Lui men de tre ppaggnotte nun ze n’essce;
E lo vedessi come trinca er vino!
Naturale: ha ddu’ spalle da facchino...
È er zu’ tempo: se sa, ccarne che ccressce.

     Va’ dd’un cosscetto3 cosa sc’è arimasto!
Che cce volemo fà? llassa che mmaggni.
Nun ze pò ttrattené: ppropio è de pasto.

     Li fijji de salute è ttempo perzo4
Er dijje abbasta:56 ttutti compaggni.
Nun farebbeno ar monno antro7 c’un verzo.

6 marzo 1837

Note

  1. Dicesi di chi mangia molto e spesso aver lui la febbre mangiarella.
  2. Si sparì: si divorò: fece sparire.
  3. La coscia di un capretto o agnello.
  4. Perduto.
  5. Il dirgli (dir loro) basta.
  6. Sono.
  7. Altro.