Le lingue der monno

Giuseppe Gioachino Belli

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Le indiggnità Terzo, santificà le feste
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832

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LE LINGUE DER MONNO

     Sempre ho ssentito a ddì cche li paesi
Hanno oggnuno una lingua indifferente,1
Che dda sciuchi2 l’impareno a l’ammente,3
E la parleno poi per èsse intesi.

     Sta lingua che ddich’io l’hanno uguarmente
Turchi, Spaggnoli, Moscoviti, Ingresi,
Burrini,4 Ricciaroli, Marinesi,
E Ffrascatani,5 e ttutte l’antre ggente.

     Ma nnun c’è llingua come la romana
Pe’ ddì una cosa co’ ttanto divario,
Che ppare un magazzino de dogana.

     Per essempio noi dimo ar cacatore,
Commido, stanziolino, nescessario,
Logo, ggesso,6 ladrina7 e mmonziggnore.


Roma, 16 dicembre 1832

Note

  1. Differente.
  2. Ciuchi: piccoli ragazzi.
  3. A mente.
  4. Villani di Romagna.
  5. Naturali della Riccia, già Aricia, da Aricia druda di Ippolito; abitanti di Marino e di Frascati, terre vicino a Roma.
  6. Cesso.
  7. Latrina.