La fondazion di Venezia/Azione VII
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AZIONE SETTIMA.
Niso, seguito da Pescatori armati, e detti.
Il Coro lo cantano tutti quelli che sono in scena, anco li Cavalieri.
Niso. Chi vol metterme in caena,
Per so pena morirà.
Coro. Libertà, libertà.
Besso. Trattegnìve, e ascoltème:
Son Besso, e tanto basta, onde credème.
Questi che qua vedè, no xe nemici;
I vien a star con nu.
Delle ricchezze soe, dei so tesori,
Anca nu goderemo,
E in tanta povertà no viveremo.
Niso. Ma le arme...
Adrasto. Quest’armi
Saran vostra difesa; ora potrete
Scorrer dall’uno all’altro lido il mare,
Senza temer l’insidie
De’ barbari corsari. In certo segno
Della fortezza nostra,
Alzeremo il Leone, e perchè siano
Facili i suoi progressi, ad ogni lato
Sarà il nostro Leon Leone alato.
Niso. Basta, mi no l’intendo,
No vôi deventar matto;
Quel che farà sier Besso, sia ben fatto.
Adrasto. Anzi per maggiormente
Della vostra amistà fissar il nodo,
Con vincolo di sangue egli si formi.
Questa figlia vezzosa
Io m’eleggo in isposa; un certo foco...
Questa xe za promessa.
Adrasto. E chi è lo sposo?
Besso. Niso.
Niso. De mi, patron,
No l’abbia suggezion;
Se gh’avesse de donne una dozena,
Tutte ghe le daria per una cena.
Adrasto. E voi, cara, che dite?
Dorilla. Vorria dir, ma in tel mio cuor
El mio amor - me tien confusa.
Son esclusa - dal mio Niso,
Ma quel viso - che me piase,
Me despiase - abbandonar.
Nati insieme e arlevai1,
Avezzai - a cocolarse,
A lassarse - l’è intrigada,
Son sforzada - a suspirar.
Niso. Dorilla, xestu matta!
Te despiase a lassarme? e mi te zuro,
Che se i fasse de ti tanta triaca,
No ghe ne penso un’aca.
Dorilla. Infame, desgrazià, cussì ti parli
A chi sprezza per ti... ma sì, son matta
A tender a un baban2;
Sior cavalier amante,
Se la dise dasseno, ecco la man.
Adrasto. Cara, la stringo al seno, e vi prometto
Fede costante, ed un eterno affetto.
Dorilla. Cossa diseu, sier pare?
Besso. Son contento.
Da pare che te son, te benedigo.
Niso. Son fora, grazie al Ciel, d’un gran intrigo.
Sovra queste isolette
A formar la più vaga e più pomposa
Città meravigliosa.
Copransi le paludi
Di noderose travi, e sovra queste
S’ergano senza esempio
Piazze, palagi, e l’alta reggia, e il tempio.
Lisaura. Il tuo nome, Adriaca Teti,
Renderem famoso e chiaro,
E in paese a te sì caro
Serberem la libertà.
Coro. Qua felici viveremo,
E dell’oro goderemo
Ancor noi la prisca età3.
Oh felice libertà.
Dorilla. Vegna pur nemiga zente,
Con idea de far paura:
Sempre più resa sicura
Xe la nostra libertà.
Coro. Qua felici ecc.
Fine del Divertimento4.