La dalmatina/Lettera di dedica

Lettera di dedica

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La dalmatina L'autore a chi legge
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A SUA ECCELLENZA

IL SIGNOR

GIAN-FRANCESCO PISANI

PROCURATOR DI S. MARCO 1.

I
L giubbilo e le acclamazioni di codesta Serenissima Dominante, per la elezione di V. E. alla sublime dignità di Procuratore per merito, arrivarono sino a Parigi 2, ed io, che m’interesso con rispettoso filiale amore nel bene negli onori della mia Patria, mi sono consolato con me medesimo, e con tutti quelli che qui si trovano della nostra Nazione. Quest’occasione felice mi ha fatto desiderar piucchemai di ritrovarmi nella mia adorabile Patria; avrei voluto poter baciare le mani a tutti quelli che hanno contribuito a sì gloriosa, a sì giusta elezione; unirmi al Popolo per le Piazze e per le vie festeggiante; cantar Inni di laude alla Repubblica riconoscente. Deh mi permetta l’E. V. ch’io di lontano ancora faccia giugnere a coteste eccelse Lagune la mia esultanza, ch’io la renda pubblica colle Stampe, e che partecipare io possa del giubbilo de’ miei Concittadini col prezioso acquisto della Vostra altissima protezione. Perch’io vaglia a conseguire un tal bene, perchè di un tal bene ottenuto possa andare fastoso, e vantarmene in faccia del Mondo tutto, accordatemi benignamente la grazia che vi domando: Permettetemi, ch’io possa fregiare la raccolta delle mie opere coll’illustre, eccelso nome vostro: Permettetemi, che io umilmente vi dedichi e vi consacri una delle mie Commedie. [p. 12 modifica]

L’offerta è miserabile, la supplica è ardita, lo so e lo confesso con mio rossore, ma siete voi sì clemente, si docile, sì generoso, che mi lusingo non mi neghiate una si onorifica beneficenza.

Ho qualche fiducia ancora nella qualità dell’opera che vi offerisco; spero che ella non vi sia discara, non per lo scarso merito dell’infelice Autore, ma per l’argomento, su cui ella è lavorata. La mia Dalmatina è una di quelle Commedie, che in Venezia principalmente mi hanno fatto il maggior onore. Ho veduto il popolo interessato ad accoglierla, e farle festa. Si tratta in essa di una nazione fedele e benemerita alla Repubblica Serenissima; si tratta in qualche maniera del nome glorioso de’ Veneziani, del valor de’ Schiavoni, e del rispetto che gli uni e gli altri esigono principalmente sul Mare. A chi meglio può convenire la protezione di quest’opera teatrale, fondata sul vero, lavorata sul verisimile, a chi meglio può essere raccomandata, che ad un PISANI, che vale a dire ad uno de’ primi sostenitori del decoro, dell’onor della Patria, il di cui zelo ha tutto sagrificato al bene, allo splendore, alla tranquillità dell’Adriatico Impero? Sono ormai dieci Secoli, che l’illustre possente vostra Famiglia adorna cogli antichissimi fregi suoi il Dominio de’ Veneziani. Da Pisa, temuta un tempo e invidiata, vennero i valorosi Antenati vostri ad accelerare i fortunati progressi della Repubblica di Venezia. Vi occuparono i primi posti, crebbero sempre in merito ed in splendore, utili alla Patria loro, e cari sempre ai loro Concittadini. Troppo lungo sarebbe se si volesse i più famosi soltanto rammemorare. Basterebbero per formare l’elogio di una Famiglia i supremi valorosissimi due Comandanti della Veneta armata, NICCOLÒ e VETTORE. Se ne ricordano ancora gl’inimici un tempo della Repubblica, e sarà sempremai memorabile la stima e l’affetto con cui Pietro Re di Catalogna riguardò il primo di essi, dichiarando esso, e i Figliuoli, e i Nipoti suoi liberi Baroni in perpetuo. Qual Fama non lasciò al Mondo del suo valore e della sua costanza un LORENZO PISANI, che morì in servigio della sua Patria, combattendo sotto le mura di Candia? Qual pianto costò a Venezia l’amara perdita di GIAN ANDREA, [p. 13 modifica] Generale in Levante, rimasto estinto miseramente a Corfù? perdita dolorosa anche al giorno d’oggi, che non cessa di affliggere chi si rammenta del suo merito, e del suo valore. Il SERENISSIMO DOGE, vostro amabilissimo Genitore, accrebbe infinitamente i pregi a sì gran Famiglia colle gloriosissime sue Ambasciate in Francia, in Inghilterra, a Milano, col zelo suo infaticabile per la Patria, coll’inarrivabile 3 sua probità e cognizione, e coronò i suoi meriti col primo Augusto fregio della Repubblica. S. E. il Signor LUIGI Cavaliere e Procurator di S. Marco, degnissimo Fratello vostro, non cede a’ suoi Maggiori nel merito, nel talento, nell’amor per la Patria, e non saprei qual Famiglia rinvenire in Venezia più attaccata al pubblico bene ed alla pubblica Gloria, onde l’affetto paterno, con cui riguardo questa mia diletta Commedia, mi assicura, che meglio io non potrei collocarla. Ma che dirò io di VOI, Eccellentissimo Signore, a cui particolarmente la raccomando? Adorno di tutte le più belle Virtù, che distinguono il vero Cavaliere, il Padre della Patria, il decoro della Nazione; Voi foste l’esempio della rettitudine e della prudenza in tutte le Magistrature che vi furono confidate; principiaste in tenera età a dar saggio del vostro sapere, vi segnalaste in ogni occasione la più difficile, e persuaso il Sovrano Maggior Consiglio de’ vostri meriti, e delle vostre virtù, vi decorò non solo della dignità Senatoria, ma ben sei volte fra gli eccelsi Decen-Viri vi ha collocato. Eccovi finalmente dell’ampla 4 veste Procuratoria adornato. Questo novello fregio onora le mani riconoscenti che lo hanno a voi contribuito, ed io benedico la pubblica distributiva Giustizia, che ha in voi ricompensato la pietà, il merito e l’amor per la Patria. Oh Pietà eroica, Pietà Cristiana, vero carattere di questa illustre Famiglia! Bei monumenti di Carità, di Religione, la Chiesa di Sant’Angiolo di Concordia, il Monastero di Sant’Antonio Abbate 5 a Castello, la Chiesa di San Fantino, la novella Chiesa Parrocchiale di San Pietro di Capo d’Argere, ed il concorso de’ Poveri, sempre accolti, non mai respinti, generosamente soccorsi. La Magnifica Biblioteca, nel vasto adorno [p. 14 modifica] Palazzo vostro, a pubblico uso e benefizio aperta, non è degli altri monumento minore di zelo pubblico e di pietà, e il cuore aperto per tutti, l’animo propenso a beneficare, la cortesia, l’umanità, la dolcezza son quei motivi, che rendono i PISANI adorabili, son quelle suste, che movono le labbra e i cuori di tutti gli ordini di persone ad acclamare la presente vostra elezione, e a benedire il Cielo e la Patria. Si rallegrano anch’esse le anime beate de’ vostri eroici Maggiori: l’anime sante principalmente de’ due Cardinali di Santa Chiesa, e Vescovi l’uno e altro di Padova, Francesco Pisani, Leggista celebre, sì caro a Leone X, ed Alvise, il padre de’ poveri, e il promotore della Religione. Iddio Signore ha largamente diffuse le sue benedizioni su questa pia esemplare Famiglia. Ella è una delle più ricche, ma non per questo è orgogliosa. Le sontuose fabbriche insigni, nelle quali abita e si trattiene, servono più al decoro pubblico, che al loro uso privato. Il Palagio in Venezia è un’abitazione Reale, che fa onore al Paese, e la vasta, amena, ricchissima Villeggiatura di STRÀ, scema l’ammirazione alle delizie straniere. La verità ch’io amo sopra tutte le cose di questo Mondo, l’interesse ch’io provo per tutto quello che all’E. V. appartiene, mi ha fatto un poco deviare dal mio cammino. Aveva proposto soltanto parlar di Voi in quella parte che favorisce la mia intenzione, cioè dell’amore che vi attacca alla vostra Patria, in virtù del quale spero da Voi compatita la mia Commedia. Torno nel mio sentiero; a questo vostro eroico, costante amore, l’opera mia raccomando; raccomando me stesso alla benignissima protezione Vostra, e pieno di esultanza, di venerazione, e di ossequio, a Voi umilmente m’inchino.

Di V. E.

Umiliss. Devotiss. Obbligatiss. Servitore
Carlo Goldoni.



Note

  1. La presente lettera di dedica uscì in testa alla Dalmatina nella prima stampa della commedia, cioè nel tomo IX del Nuovo Teatro Comico dell’Avv. Carlo Goldoni ecc., edito a Venezia, presso F. Pitteri, nell’autunno del 1763.
  2. A Parigi si trovava il Goldoni fa dall’agosto del 1762.
  3. Nel testo: innarrivabile.
  4. Così nel testo.
  5. Così nel testo.