La cameriera brillante/Lettera di dedica
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A SUA ECCELLENZA
IL SIGNOR CONTE
LODOVICO REZZONICO
PATRIZIO VENETO1.
Sull’orme di un così grande esemplare cammina in Roma medesima il vostro minor germano, Prelato di egregi costumi e di vera scienza fornito, e Voi, tornato al seno della augusta Patria, ite a gran passi inoltrandovi per il cammin della gloria. Il Governo da Voi sostenuto con tanto senno e con tanto valore della città di Vicenza, amministrando colà per il Principe Serenissimo la carità e la giustizia, presagiscono a Voi fortunati progressi, e le voci de’ Vicentini ammiratori ossequiosi del vostro merito vi acclamano alle cariche più cospicue, alle dignità più sublimi. Felici loro, cui toccò in sorte per qualche tempo un Rettore sì magnanimo, sì dotto, sì generoso e splendido quale Voi siete; e Voi felice altresì, che dovendo servire alla Patria, foste ad una Città prescielto conoscitrice del merito e della virtù, d’illustre Nobiltà e di peregrini talenti doviziosamente fornita. Beati quelli che trovano bene impiegate le attenzioni loro, veggendole dai grati animi corrisposte. I Vicentini vi hanno reso giustizia, nè lascierà di rimunerarvi la Repubblica Serenissima con quegli onori medesimi, onde ha fregiato di Porpora il vostro Genitore egregio, amplissimo Senatore, pio e magnanimo Cavaliere. La vostra illustre Famiglia ha tutte le benedizioni celesti, per la bontà singolare, per la carità esimia che in essa mirabilmente fiorisce, onde da Dio riconoscendo i larghi beni che la feconda, ne fa parte ai poveri, ai bisognosi, e impegna la provvidenza a moltiplicare le grazie. Voi siete un giovane Cavaliere di bel talento e di dottrina fornito, non imbevuto di quelle massime oltramontane, che attribuiscono gli eventi al caso. Sapete fondatamente che tutti i beni di questa vita dal Creatore provengono. Poteste apprenderlo più sodamente dall’ottima educazione de’ vostri amabili Genitori e dall’Avolo vostro paterno, passato, non ha molto tempo, a godere nel Cielo il vero premio durevole delle sue Cristiane virtù. Corrisponde mirabilmente al loro consiglio ed al loro esempio la vostra buona condotta, poichè nella vostra età giovanile, senza staccarvi affatto dalle convenienze della vita civile, sapete essere nel tempo istesso sociabile quanto basta, e prudente quanto conviene. Intesi con giubbilo il prossimo accasamento a cui la sorte vi ha destinato, e la Patria eccelsa ed i Congiunti e gli Amici vostri n’esultano. La Sposa che vi è destinata, escita dall’illustre sangue de’ Savorgnani tanto glorioso in Repubblica, e tanto nelle Storie famoso, figlia di Genitrice di tante virtù, di tante doti fornita, non può che promettere a Voi la più perfetta felicità de’ viventi, ed alla Patria eccelsa ottimi Figli e valorosi Concittadini. Benedica il Signore le vostre nozze, sparga sopra di Voi il dolce seme della concordia, seggano i vostri Figli come le tenerelle piante d’ulivo d’intorno alla vostra mensa, e il vero pacifico amore viva sempre nelle vostre pareti.
So che V. E. fra le occupazioni delle pubbliche cure non disapprova gli onesti divertimenti; e so altresì, che fra questi non vi è discaro il piacevole della Commedia. Avvezzo siete a soffrire con lieto animo le mie Teatrali fatiche, ed animato dalla Vostra predilezione, ardisco di presentarvene una, in segno del mio rispetto e dell’intema mia compiacenza.
La Cameriera Brillante converrebbe assai bene ad un Cavaliere di brio e di sapere fornito, quale Voi siete, se all’argomento avess’io contribuito con pari spirito e con adequati brillanti modi; ma se all’idea mal corrispose l’ingegno, tanto più arrossisco nel presentarvela. Penso per altro, che volendo io consacrare al nome di V. E. alcuna opera mia, se degna di Voi la cercassi, dovrei abbandonare il pensiero, sicuro di non trovarla fra le produzioni del mio scarso intelletto. E se mi fido del generoso animo vostro, certo sono che tutte egualmente saranno benignamente accolte, compatite e protette; e questa, dandole io la gloria di comparimi dinanzi in divisa di cosa vostra, fortunata potrà chiamarsi, vantandosi che dal padre adottivo viene a lei recato quel fregio, che il padre suo naturale darle non ha potuto. Supplico dunque l’E. V. umilmente usar ad essa ed a me questa volta i tratti soliti della vostra benignità e cortesia, ricevendoci entrambi sotto il vostro amplissimo patrocinio, e permettere a me, che possa dirmi con profondissimo ossequio
Di V. E.
Umiliss. Dev. Obblig. Servidore |
- ↑ Questa lettera di dedica fu stampata la prima volta a Venezia l’anno 1757, nel t. II del Nuovo Teatro Comico di C. Goldoni, edito da Franc. Pitteri.