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Figli e valorosi Concittadini. Benedica il Signore le vostre nozze, sparga sopra di Voi il dolce seme della concordia, seggano i vostri Figli come le tenerelle piante d’ulivo d’intorno alla vostra mensa, e il vero pacifico amore viva sempre nelle vostre pareti.

So che V. E. fra le occupazioni delle pubbliche cure non disapprova gli onesti divertimenti; e so altresì, che fra questi non vi è discaro il piacevole della Commedia. Avvezzo siete a soffrire con lieto animo le mie Teatrali fatiche, ed animato dalla Vostra predilezione, ardisco di presentarvene una, in segno del mio rispetto e dell’intema mia compiacenza.

La Cameriera Brillante converrebbe assai bene ad un Cavaliere di brio e di sapere fornito, quale Voi siete, se all’argomento avess’io contribuito con pari spirito e con adequati brillanti modi; ma se all’idea mal corrispose l’ingegno, tanto più arrossisco nel presentarvela. Penso per altro, che volendo io consacrare al nome di V. E. alcuna opera mia, se degna di Voi la cercassi, dovrei abbandonare il pensiero, sicuro di non trovarla fra le produzioni del mio scarso intelletto. E se mi fido del generoso animo vostro, certo sono che tutte egualmente saranno benignamente accolte, compatite e protette; e questa, dandole io la gloria di comparimi dinanzi in divisa di cosa vostra, fortunata potrà chiamarsi, vantandosi che dal padre adottivo viene a lei recato quel fregio, che il padre suo naturale darle non ha potuto. Supplico dunque l’E. V. umilmente usar ad essa ed a me questa volta i tratti soliti della vostra benignità e cortesia, ricevendoci entrambi sotto il vostro amplissimo patrocinio, e permettere a me, che possa dirmi con profondissimo ossequio

Di V. E.


Umiliss. Dev. Obblig. Servidore
Carlo Goldoni.